Morto durante l'arresto, la famiglia chiede 8 milioni: la Cassazione respinge

Domenica 29 Dicembre 2019
Riccardo Rasman
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ROMA - È stato respinto dai giudici della Cassazione il ricorso dei famigliari di Riccardo Rasman - il disabile morto a Trieste nel 2006 dopo un'irruzione della polizia in casa sua - teso a ottenere un risarcimento di otto milioni di euro contro il milione e 200mila euro ottenuti in primo grado dal Ministero dell'Interno.
Una decisione, quella della Suprema corte, che ha confermato il giudizio di secondo grado, aspramente criticata dal legale della famiglia, l'avvocato milanese Claudio Defilippi, che preannuncia ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. «La famiglia Rasman non demorde - ha spiegato l'avvocato - in quanto il risarcimento riconosciuto in precedenza è incongruo, inoltre non sono stati riconosciuti il danno derivante dalla morte, il danno terminale e il danno patrimoniale causati dall'evento». Il legale ritiene il caso Rasman «ancora più grave di quello di Federico Aldrovandi», per il quale «lo Stato ha pagato circa il doppio». Tre poliziotti erano stati condannati in via definitiva a sei mesi per eccesso colposo di legittima difesa perché, come scritto nella sentenza «dopo essere riusciti ad immobilizzarlo e ammanettarlo, continuavano a tenere il Rasman in posizione prona, per diversi minuti, legandogli con un fil di ferro le caviglie». L'uomo era morto pochi minuti dopo per «asfissia di posizione».

 
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