Tragedia in sala operatoria: 17enne morto, l'indagine punta sulla radiografia

Tragedia in sala operatoria: 17enne morto, l'indagine punta sulla radiografia
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VILLAFRANCA - Le aderenze delle barre metalliche al cuore e ai polmoni erano tali da non lasciare alternative ai medici. Per rimuoverle si rischiava di provocare la morte del paziente. Come è effettivamente avvenuto. Il giudice delle indagini preliminari Claudio Marassi non evidenzia però responsabilità di natura penale a carico dei quattro chirurghi che operarono - era il 10 dicembre 2018 - lo studente Daniele Zanon, il diciassettenne che combatteva dalla nascita con il petto incavato.


È stata quindi archiviata, in linea con le conclusioni del pm Benedetto Roberti, l'accusa di omicidio colposo a carico dei dottori Vladimiro Vida, Guendalina Mognato, Filippo Ghidini e Alessandra Rancan. Il quadro clinico del ragazzo era già compromesso e non sono emersi profili di negligenza, imperizia e imprudenza nella condotta dei sanitari. Il giudice ha prosciolto anche il professor Piergiorgio Gamba che aveva seguito il caso dall'inizio: «La tecnica Nuss era effettivamente idonea a risolvere il difetto congenito del ragazzo - recita l'ordinanza - e l'operazione è stata eseguita correttamente benché non abbia avuto esito positivo».
Nella gestione del caso prima del disperato intervento chirurgico sarebbero emerse delle criticità, non ascrivibili però con certezza - secondo il gip - al professor Gamba: «Alla luce dei referti e delle diagnosi degli specialisti, l'approccio conservativo e di attesa non può ritenersi imprudente, errato o negligente, potendo ritenersi giustificabile dall'apparente risposta positiva del paziente alla terapia farmacologica».
INDAGINE BIS
Accogliendo l'opposizione della famiglia, tutelata dall'avvocato Ernesto De Toni, il giudice Marassi evidenzia però come non si dovesse arrivare fino a quel punto senza ritorno, interpretando correttamente gli esami clinici del ragazzo. In altre parole ci si sarebbe dovuto rendere conto del peggioramento delle sue condizioni di salute, in particolare nella fase intercorsa tra il primo ed il secondo intervento operatorio. Basandosi sulle risultanze delle consulenze tecniche emergerebbero profili di inadeguatezza nella refertazione di una rx al torace del ragazzo e in occasione di una successiva visita in cui sarebbe stata sottovalutata la dislocazione delle barre metalliche.

Il gip ha ordinato quindi la restituzione degli atti d'indagine al pubblico ministero affinché «disponga ulteriori accertamenti medico-legali, per chiarire definitivamente se eventuali diagnosi o refertazioni possano aver contribuito, almeno quale concausa, al decesso del giovane». La Procura dovrà quindi valutare la correttezza dell'operato di un chirurgo e di un radiologo rimasti finora estranei all'inchiesta.
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Il Gazzettino