Venezia. «Morto per un clistere», la famiglia chiede all'ospedale 800mila euro

Venezia. «Morto per un clistere», la famiglia chiede all'ospedale 800mila euro
VENEZIA - Alla base della catena causale che portò alla morte di Leo Cavallarin, 83 anni, residente al Lido, ex pilota marittimo ed ex membro della Corporazione Piloti...

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VENEZIA - Alla base della catena causale che portò alla morte di Leo Cavallarin, 83 anni, residente al Lido, ex pilota marittimo ed ex membro della Corporazione Piloti Estuario Veneto, vi sarebbe una responsabilità della struttura sanitaria nella quale l'uomo era stato ricoverato nel 2015.


Lo ha stabilito la consulenza tecnica d'ufficio disposta dal Tribunale civile di Venezia su richiesta dei familiari della vittima, e ora i legali che li assistono, gli avvocati Augusto Palese,Gian Luca De Biasi e Niccolò Bullo, hanno incardinato la causa civile di merito avanti ai giudici lagunari contro l'ospedale Fatebenefratelli, con richiesta risarcitoria che ammonta ad 800 mila euro. La prima udienza si terrà in prossimo aprile.

IN OSPEDALE

Nel gennaio del 2015 Cavallarin era stato ricoverato al Fatebenefratelli, dopo una riuscita operazione ortopedica effettuata all'Ospedale Civile, in seguito ad una banale caduta in casa, che gli aveva provocato la rottura del femore. Per giorni, mentre era degente al Fatebenefratelli, l'anziano era stato trattato con clismi e purganti in quanto, sofferente di diverticolite, lamentava problemi di gonfiore addominale. Improvvisamente le sue condizioni peggiorarono e si rese necessario il trasferimento all'Ospedale Civile, dove fu operato d'urgenza, in presenza di una sepsi da setticemia stercoracea, con perforazione addominale. L'anziano morì dopo 8 giorni, nel mese di febbraio.


A seguito di un esposto dei familiari, la Procura aprì un'inchiesta che si è poi conclusa con l'archiviazione delle ipotesi d'accusa inizialmente formulate a carico di medici e paramedici che si erano occupati del paziente. Tuttavia, i consulenti del pm lasciarono spazio per vagliare l'eventuale sussistenza di una responsabilità di natura civilistica e così la moglie e le due figlie di Cavallarin hanno proseguito la battaglia di fronte al Tribunale: la perizia d'ufficio ha concluso sostenendo che fu la clisterizzazione praticata sull'anziano a scatenare i successivi problemi. La Compagnia di assicurazioni garante per la struttura ha ritenuto di non offrire nulla a titolo risarcitorio, nonostante le conclusioni della perizia, e così i legali della famiglia hanno deciso di avviare la causa nel merito. Ora la parola passa al giudice.
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Il Gazzettino