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CANAZEI (TN) - Dal ghiacciaio della Marmolada emergono altri resti delle vittime del seracco crollato domenica scorsa. Attrezzatura tecnica e resti organici sono stati rinvenuti dagli operatori nell'ambito della ricognizione «vista e udito» sul luogo del disastro. Le ricerche, ancora in corso, si stanno svolgendo sulla parte bassa della colata di ghiaccio, roccia e fango, compresa una zona non interessata dal sopralluogo di ieri mattina. Le ricerche sono riprese via terra nell'area interessata dal distacco del ghiacciaio della Marmolada, a valle della colata, dove domenica 3 luglio sono stati travolti dalla valanga una decina di escursionisti. All'alba, dopo un veloce briefing, l'elicottero ha portato in quota gli operatori per ispezionare la parte più bassa del distaccamento dove le condizioni di sicurezza sono maggiori e dove "sentinelle" e sirene garantirebbero la possibilità di fuga in caso di nuovi crolli. A lavoro ci sono 14 soccorritori con due cani della Guardia di finanza che andranno avanti per qualche ora, poi si continuerà a ispezionare la zona con i droni, più sicuri quando le temperature sul ghiaccio aumentano. Ieri gli operatori sono riusciti a individuare e recuperare la decima vittima della slavina. Il bilancio è di sei vittime identificate: tre veneti (Filippo Bari, Paolo Dani e Tommaso Carollo), una donna trentina (Liliana Bertoldi) e due turisti della Repubblica Ceca (Pavel Dana 47 anni e Martin Ouda 48 anni) mentre cinque restano le persone reclamate: i coniugi Davide Miotti ed Erica Campagnaro, i fidanzati Manuela Piran e Gianmarco Gallina, e il 22enne Nicolò Zavatta; non è escluso che siano fra i corpi già recuperati dai soccorritori e che quindi all'appello manchi solo un disperso.
La vittima Martin Ouda
L'area di perlustrazione
L'operazione di ricognizione della squadra interforze sull'area del disastro della Marmolada si è svolta ad un'altitudine compresa tra i 2.500 e i 2.800 metri, a una quota nettamente inferiore a quella del ghiacciaio. Lo ha precisato, in conferenza stampa, il coordinatore, Paolo Borgonovo, ispettore del Centro addestramento alpino della polizia di Moena. «La condizione del terreno è un po' anomala: in alto troviamo soprattutto ghiaccio che richiede l'impiego dei ramponi, mentre verso valle si trova una colata di fango e terra.
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Il Gazzettino