Incidente in A27. Julia e Alfio nell'auto centrata dalla folle corsa contromano di Bruno Sabbadin: «E' stato un incubo, pensavamo di morire»

Julia e Alfio nell'auto centrata dalla folle corsa contromano di Bruno Sabbadin a Vittorio Veneto sulla A27
VITTORIO VENETO (TREVISO) - «Ho pensato che volesse suicidarsi e che ci avrebbe ammazzati. Mi sono detta: “È finita, fra un attimo saremo...

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VITTORIO VENETO (TREVISO) - «Ho pensato che volesse suicidarsi e che ci avrebbe ammazzati. Mi sono detta: “È finita, fra un attimo saremo morti”». Inizia così il racconto di Julia Demidova, giornalista russa di 52 anni, che domenica pomeriggio ha sfiorato la morte in A27. La donna, residente a Treviso, era a bordo della Volkswagen Passat centrata in pieno dall’automobilista contromano. Al volante c’era il marito Alfio Pistorio, 54 anni: lui se l’è cavata con una lieve frattura a un piede. Lei invece è ancora ricoverata al Ca’ Foncello per le fratture alle vertebre. Immobilizzata in un letto d’ospedale, racconta la tragedia sfiorata. 


Julia, come sta?
«Non riesco ad alzarmi dal letto. Ho alcune fratture alla colonna vertebrale, nella parte lombare. Spero mi dimettano a breve per affrontare la convalescenza a casa, in tranquillità. Sono ancora molto scossa». 


E suo marito?
«Alfio è stato dimesso oggi pomeriggio (ieri, ndr) dall’ospedale di Conegliano. Si è fratturato il mignolo di un piede, per il resto sta bene. Stentiamo a credere di essere vivi, siamo davvero due miracolati». 


Che cosa si ricorda degli attimi prima dell’impatto?
«Io e mio marito stavamo decidendo cosa preparare per cena. Eravamo di ritorno da una gita al lago di Santa Croce, felici per la bella giornata appena trascorsa. Mi ricordo quella macchina bianca sbucata all’improvviso di fronte a noi. Correva velocissima. Noi eravamo nella corsia di sorpasso. Non c’era modo di schivarla: è successo tutto in un attimo. Mio marito non ha provato neanche a sterzare: non ne ha avuto il tempo».


Che cosa ha pensato in quel momento?
«Ho pensato che quell’uomo volesse suicidarsi e che avrebbe ammazzato anche noi. È stato un incubo». 


E poi?
«Poi ci è venuto addosso. Ho sentito un colpo fortissimo al torace: gli airbag sono esplosi. Mi faceva male dalla gola in giù. All’inizio, quando ho riaperto gli occhi non capivo se ero ancora tutta intera e cosa riuscivo a muovere. Mio marito urlava e piangeva vicino a me. Ero preoccupata per lui e per il nostro labrador, che era nel bagagliaio. Sono riuscita ad aprire la portiera e a chiedere aiuto alle persone che si erano fermate». 


Il conducente dell’altra auto invece è morto sul colpo...
«Sì, ho visto che gli hanno fatto il massaggio cardiaco. Le macchine erano distrutte, c’erano pezzi di carrozzeria e motore sparsi sulla strada, macchie d’olio e tanti soccorritori. Poi sono stata caricata in elisoccorso e portata a Treviso mentre mio marito è andato via in ambulanza. Per fortuna avevamo le cinture: ci hanno salvato. Il nostro cane è rimasto illeso: la gabbia era distrutta ma lui sta bene». 


Bruno Sabbadin aveva gravi problemi di salute che di fatto lo rendevano pericoloso alla guida. 


«Quello che ha fatto è una follia. Mi sto ancora chiedendo cosa gli sia passato per la testa. Poteva ammazzarci». 

 

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Il Gazzettino