È morta a causa del morbo della “Mucca Pazza”. Per una 60enne che abitava nella prima cintura urbana di Treviso non c’è stato nulla da fare. La...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
In nemmeno due mesi le cose sono precipitate. Fino a quando il suo cuore ha smesso di battere. Ad oggi non si sa con precisione cosa faccia insorgere l’encefalopatia spongiforme. Non si conosce il tempo di incubazione. E, soprattutto, non esiste una cura. «La donna è stata colpita da una forma sporadica – spiega Marco Bonifati, primario della Neurologia di Treviso – l’incidenza a livello mondiale si attesta su un caso all’anno ogni milione di persone. Purtroppo è una malattia che attualmente non ha nessuna terapia». A livello clinico, l’unica cosa certa è che la moltiplicazione di alcune proteine impazzite nel cervello portano alla degenerazione dei neuroni e al collasso del sistema nervoso. Quindi alla morte. Sotto accusa ci sono i Prioni. «Si parte da una proteina che abbiamo tutti – fa il punto il primario – ma in qualche paziente, non si sa perché, si crea un meccanismo di replicazione dei Prioni, che si moltiplicano come quasi come un virus, cambiano forma e danno vita a un effetto domino. Alla fine tanti altri Prioni cambiano forma e si accumulano nei neuroni, che vanno incontro a una degenerazione. Il passo successivo è la morte cellulare. È un processo lento. Ma a un certo punto accelera e si sviluppa la malattia».
A livello generale, molti guardano con sospetto a ciò che si mangia. Alla carne, in particolare. Ma in realtà le abitudini alimentari non sembrano essere determinanti. Bonifati su questo è chiaro: «Per quanto riguarda le forme sporadiche, la carne non c’entra – assicura – non è mai stato dimostrato che l’insorgere di questa malattia sia legato al consumo di carne o ad altre abitudini alimentari. Di conseguenza non c’è alcun rischio di contagio». La certezza assoluta nella diagnosi del morbo di Creutzfeldt-Jakob arriva solo dopo la morte del paziente. Cioè attraverso l’esito dell’autopsia. «È vero – specifica il primario – ma nel caso che abbiamo avuto a Treviso già il dosaggio della proteina pironica sul liquor era positivo. Non abbiamo mai avuto dubbi in questo senso». Il tessuto cerebrale della signora aveva assunto il classico aspetto “a spugna”, con buchi e accumuli di proteine, dovuto proprio all’encefalopatia spongiforme. Dal Ca’ Foncello hanno subito segnalato il decesso al sistema di sorveglianza del ministero della Salute, attivato anni fa come una delle prime risposte alla diffusione dell’epidemia di encefalopatia spongiforme bovina, il cosiddetto morbo della “Mucca Pazza”, questo sì legato al consumo di carne infetta, registrata in Inghilterra a partire dal 1996. In queste situazioni bisogna seguire un protocollo molto stringente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino