Nonna Giulia, 88 anni, inciampa e affoga in una canaletta: Comune costretto a pagare oltre mezzo milione di euro ai figli

Giulia Salvalaio e la roggia in cui ha perso la vita. Comune di Rosà condannato a risarcire oltre 500mila euro
ROSA' - Giulia Salvalaio, 88 anni, originaria di Martellago (Venezia), nel 2016, perse la vita in una canaletta. Nella notte del  24 settembre 2016 è uscita in vestaglia e...

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ROSA' - Giulia Salvalaio, 88 anni, originaria di Martellago (Venezia), nel 2016, perse la vita in una canaletta. Nella notte del  24 settembre 2016 è uscita in vestaglia e pantofole e, come ricostruito dai periti, ha percorso 2,2 km fino alla zona industriale, in via del Lavoro, camminando sempre sul lato destro della strada e sul marciapiede fino a quando esso era terminato, vicino all’ingresso di una fabbrica. Le mancò la terra sotto i piedi e cadde nella roggia, tentò di rialzarsi ma un piede incastrato in una grata glielo impediva. Venne ritrovata senza vita nell'acqua. 

Il tribunale di Vicenza ha giudicato il Comune di Rosà, dov’è successo il fatto nel 2016, responsabile del decesso dell’anziana condannandolo a risarcire i due figli con ben 415mila euro: oltre mezzo milione ma con le spese processuali. Il Comune è assicurato e la società assicurativa, Generali, farà ricorso, fanno sapere in municipio.

La roggia non era segnalata. La 88enne aveva sempre vissuto a Martellago, frazioni Maerne e a Olmo, dove abita tuttora uno dei figli, che aveva subito lamentato la mancanza di protezione di quel canale e, per fare luce sulla tragedia, tramite il responsabile della sede di Mestre Riccardo Vizzi, si è affidato a Studio3A, società specializzata nel risarcimento danni, che ora dà notizia dell'esito della sentenza. Insieme al figlio si era unita anche la sorella che vive a Rosà, a San Pietro, e che dal 2011 ospitava in casa sua l'anziana madre per seguirla meglio per le patologie legate all’età.

L'allora sindaco: «Sentenza choccante»

Paolo Bordignon, allora sindaco di Rosà, attualmente vicesindaco, conferma la condanna ma dice anche che si tratta di una sentenza choccante: «Noi siamo assicurati, quindi finanziariamente il Comune è tutelato, ma sicuramente gli avvocati delle Generali faranno ricorso e impugnazione. D'altra parte non voglio entrare negli aspetti umani della vicenda, i famigliari che avevano l'accompagnatoria hanno chiesto risarcimento. La signora aveva l'Alzheimer, con certificato, alle cinque e mezzo del mattino è uscita di casa e si è messa a camminare sulla ciclabile. La zona era illuminata, non si è accorta che a quel punto la pista finiva». 

Inoltre, aggiunge Bordignon, questa sentenza può diventare una "bomba" per tutti i Comuni. «Se passa questo messaggio, che ci ha sconvolto, saranno grane per tutti i comuni. Noi siamo il comune dellle rogge, figuriamoci, di certo non possiamo recintarle tutte, sarebbero costi enormi e problemi per l'ambiente. E lo stesso per gli altri Comuni». Dopo i fatti il Comune mise una segnaletica di fine pista, Bordignon spiega però che la pista finiva nei pressi del cancello di una fabbrica. La grata, appoggiata in diagonale, era lì per fermare le foglie e creare un minimo di protezione. 

Le osservazioni del giudice

Lo studio 3A da parte sua ricorda che nella sentenza del 22 settembre scorso del giudice Massimiliano De Giovanni si legge che la donna, quella notte,  "proseguì non essendoci ostacoli. Essendole mancato il terreno sotto i piedi, cadde in avanti nella roggia dopo il cancello dello stabilimento” e che nel rapporto dei carabinieri si parlava della  roggia “non protetta né segnalata da nulla”. Il giudice ha confermato come “la roggia non era segnalata in alcun modo con segnaletica orizzontale né verticale, né l’accesso era precluso da muretti o parapetti. Non vi erano nemmeno segnalazioni per avvertire i passanti che il marciapiede s’interrompeva e sull’aprirsi improvviso del canale”. Solo dopo il Comune ha messo un “archetto dissuasore”, rileva Studio 3A e aggiunge citando il giudice che “anche l’illuminazione era inadeguata, il lampione vicino era coperto da alberi” e che l'anziana “camminò sulle strade del comune come chiunque altro avrebbe potuto fare, e anche fino alla roggia, in assenza di divieti o avvisi sulla fine del marciapiede. Condotta regolare per un pedone, senza violazioni e non imprevedibile”. Ora la vicenda si dipanerà nuovamente dopo l'impugnazione.

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Il Gazzettino