Venezia, dopo i terribili giorni dell'acqua alta, ha rialzato la testa e ha celebrato oggi una delle ricorrenze da secoli più sentite dai suoi cittadini, la festa della...
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«Si è sfiorata la tragedia - ha osservato Moraglia - la tragedia e un nuovo campanello d'allarme è risuonato forte; speriamo sia stato ascoltato».
Per il patriarca «la città che tutti amiamo non va più considerata come qualcosa da cui ricavare solo profitto; certo, la città deve offrire lavoro e reddito, in particolare ai suoi abitanti, ma non può essere considerata merce da vendere. Sogniamo, quindi, una città a misura d'uomo, abitata da bambini, anziani, famiglie e che si offre al mondo e ai visitatori secondo una proposta turistica sostenibile. Porre in alternativa 'lavorò e 'vivibilità' non è accettabile«. »Come veneziani, seppur feriti, vogliamo rialzarci e rialzare la città; speriamo - si è augurato Moraglia - che l'ennesimo e grave allarme risuonato in questi giorni generi effetti concreti e positivi in tutti, anche nel mondo della politica; qualche segnale, soprattutto un'unità di azione tanto delle forze d' opposizione quanto di maggioranza, fa ben sperare«.
La ricorrenza, molto sentita dai veneziani ricorda la fine della peste del 1630, quando la popolazione fece il voto di realizzare la chiesa intitolata alla Vergine e di celebrare ogni anno una grande festa religiosa e donarle una candela ciascuno in segno di ringraziamento, ma anche come lotta contro le malattie future.
Il Gazzettino