Le scuole Montessori costano troppo: il Comune pronto a bloccare il progetto

Il metodo Montessori prende piede in tutta la provincia
L’anno scorso 23mila euro per allestire gli arredi di una prima elementare; quest’anno altri 21mila per una nuova classe prima. E l’anno prossimo ce ne saranno...

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L’anno scorso 23mila euro per allestire gli arredi di una prima elementare; quest’anno altri 21mila per una nuova classe prima. E l’anno prossimo ce ne saranno altrettanti per una nuova sezione. Il boom di richieste per scuole che adottino il sistema pedagogico Montessori si abbatte anche sulle casse di Ca’ Sugana. E il sindaco Mario Conte sbotta: «Sono troppi. Dobbiamo spendere 21mila euro per una sola classe mentre per tutte le altre scuole della città - scuole, non classi - ne abbiamo a disposizione solo 30mila. Non è possibile». Il rischio concreto è che il progetto finisca qui.

 
Il caso è esploso nel corso dell’ultima giunta. Sul tavolo il finanziamento del progetto Montessori avviato alle scuole elementari Bindoni con il supporto della precedente amministrazione comunale. Un progetto importante, ma costoso. Una sezione Montessori, oltre ad avere insegnanti qualificati che si devono formare in apposito corso della durata di due anni, significa anche avere classi attrezzati. Mobili, banchi e arredi devono essere fatti in un certo modo e utilizzando materiali, come certi tipi di legno, molto particolari. E non sono certo economici. Nella scorsa amministrazione si è occupata di tutto l’allora assessore alla Scuole Caterina Cabino. Adesso il progetto è passato sulle spalle della giunta Conte. «In giunta abbiamo discusso una comunicazione in cui si parlava di questo finanziamento - spiega il sindaco - per quest’anno non abbiamo potuto fare niente perché il capitolo di spesa era già stato assegnato. Ma per il prossimo dovremo valutare, saremo obbligati a fare una riflessione. Sono tanti soldi e per il resto delle scuole trevigiane ne rimangono davvero pochi. Non ho niente contro questo progetto, che è sicuramente di qualità, ma per l’amministrazione rappresenta un peso non da poco. Quando si impostano operazioni simili bisogna calcolare che hanno una durata pluriennale: qui bisogna portare le prime classi in quinta, investendo ogni anno. Non si può pensare di coprire solo i primi due anni. A conti fatti, cinque classi di questo tipo, pensano sui conti del Comune per oltre 80mila euro. E, ripeto, per gli arredi di tutte le altre scuole cittadine (dalle due materne comunali alle medie ndr) restano 30mila euro all’anno». Conte adesso deve decidere cosa fare: «Non vogliamo penalizzare nessuno - precisa Conte - né queste classi, nè gli altri. Ma è necessario trovare un modo per venirsi in contro». 
L’ex assessore Caterina Cabino, che per prima ha sostenuto la necessità di avviare anche a Treviso una sezione Montessori, invita la Giunta a non buttare via tutto il lavoro fatto: «Questo progetto deve assolutamente continuare - scandisce - è di grande qualità. Il sindaco dice che i fondi non bastano? I fondi per le scuole si possono implementare, le risorse per farlo adesso ci sono. Su questo progetto abbiamo lavorato molto. Avviare una sezione Montessori alle scuole Bindoni è servito per salvarle, visto il calo di iscrizioni che stava mettendo in difficoltà l’istituto. La collaborazione della dirigente scolastica è stata totale oltre che estremamente corretta: non hanno chiesto un euro fino a quando non abbiamo trovato le risorse. Le ho reperite mettendo in sinergia gli uffici ragioneria, acquisti e servizio scolastico. Poi abbiamo ottenuto anche il via libera dall’associazione Montessori».

Per l’ex assessore non regge la giustificazione che questa iniziativa assorba risorse destinate alle altre scuole: «Come già detto, questi capitoli di spesa si possono implementare. E, per quel che riguarda gli arredi nelle scuole trevigiane, non è che ci siano tante cose da fare. Quando sono arrivata io a Ca’ Sugana non si faceva nulla da tre anni. Io invece ho fatto interventi ogni anno. E quindi chiedo alla giunta di continuare, di non fermare questo progetto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino