Montagna abbandonata, sono spariti i pediatri. Ecco la mappa del disagio in quota

Decine di chilometri per raggiungere il primo ambulatorio pubblico. Un solo professionista per cinque valli

Montagna abbandonata, sono spariti i pediatri. Decine di chilometri prima di trovare un ambulatorio
Il problema della montagna? Si dice fin troppo spesso che sia la denatalità. Si fanno pochi figli, i giovani che ci sono se ne vanno e scelgono lavori e vite lontano dalle...

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Il problema della montagna? Si dice fin troppo spesso che sia la denatalità. Si fanno pochi figli, i giovani che ci sono se ne vanno e scelgono lavori e vite lontano dalle valli e dalle terre alte. Le coppie che scelgono di avere un bambino e rimanere nei piccoli paesi sono poche. Un problema affrontato tante volte, ma c’è un argomento in più che disincentiva anche i più coraggiosi, i più affezionati al proprio luogo d’origine e al loro paesino di montagna: trovare un pediatra è praticamente impossibile. E anche per una semplice visita, si devono macinare chilometri. 

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La mappa

I pediatri di libera scelta sono già pochi in pianura, e non a caso le famiglie sempre più spesso finiscono per intasare i reparti di Pronto soccorso anche per le necessità minori, che non richiederebbero codici d’urgenza così alti. L’emergenza però diventa insostenibile in montagna, dove i pediatri - in tutto il Friuli Venezia Giulia - si contano davvero sulle dita di due mani. E nella Destra Tagliamento su quelle di una sola. Basta dare un’occhiata al sito ufficiale dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale. 
Il distretto che fa riferimento a Maniago e Spilimbergo, e che comprende tutta la zona montana della provincia di Pordenone, conta solamente cinque pediatri di libera scelta nel settore pubblico afferente all’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale. Gli ambulatori? Sono a Maniago, a Spilimbergo e a Cavasso. Significa che chi vive più in alto, in paesi più piccoli e distanti e ha un bimbo o una bimba piccoli, deve farsi chilometri e chilometri per raggiungere lo studio di un pediatra. 

Friuli centrale

Ci si sposta poi nel distretto della Carnia, che comprende le valli che si sviluppano a partire dalla conca tolmezzina. Qui i pediatri che compaiono nella lista sono solamente tre. La prima dottoressa dell’elenco ha due ambulatori: uno è a Tolmezzo, l’altro a Paularo, ma questo secondo studio resta aperto solamente alcuni giorni la settimana. Non è quindi garantita la continuità assistenziale. Una seconda dottoressa, che è iscritta in lista come pediatra di libera scelta, opera invece a Paluzza e si sobbarca tutto il lavoro della vallata. Una terza dottoressa è concentrata invece solamente su Tolmezzo. 
Qualche altro chilometro di autostrada e si arriva nel complesso che riunisce l’alto Gemonese, il Canal del Ferro e la Valcanale. Qui i pediatri iscritti sono ancora una volta tre, ma due sono concentrati a Gemona, mentre c’è un solo professionista che deve sobbarcarsi tutto il lavoro corrispondente al Canal del Ferro e al Tarvisiano. 

La situazione

Una condizione, quindi, che è più o meno la stessa in tutta la fascia montana della nostra regione. E non bastano nemmeno gli incentivi, che permetterebbero ai medici di ottenere migliori condizioni di lavoro a patto di accettare - per un periodo ragionevole di tempo - un incarico in una delle zone definite come disagiate. Una legge, questa, che di recente è stata anche al centro di una battaglia di competenze tra lo Stato e la Regione. L’ha spuntata l’ente guidato da Massimiliano Fedriga, che si è visto riconoscere la bontà del provvedimento direttamente dalla Corte costituzionale. Evidentemente però non è ancora sufficiente. E non ci si chieda più, poi, perché le famiglie scelgano di mettere al mondo un figlio in pianura e non nei piccoli paesi. 

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Il Gazzettino