VENEZIA - L'hanno beccato, e multato con 66 euro e 80, che sfrecciava in piazzetta dei Leoncini, di fianco alla basilica di San Marco, a bordo di un acceleratore di...
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Quella sera del 19 settembre, però, nel tran tran della piazza, agli agenti della Municipale non è sfuggito il baby trasgressore. E infatti, malgrado inforcasse l'acceleratore di velocità, lo hanno fermato. Anzi, hanno richiamato il papà, un 45enne veneziano, e gli hanno notificato la multa, nemmeno applicando la sanzione minima (25 euro), ma il doppio: 50 euro più spese, per un totale di 66 euro e 80, appunto.
La versione del Comune è che il papà, rivendicando la propria venezianità, si sia opposto agli inviti degli agenti di fermare il bambino, perché dava fastidio alla gente in piazza e creava pericolo. E per questo, davanti al rifiuto di intervenire, è scattata la multa. A dire il vero la violazione non è stata contestata sul posto, perché ai vigili mancava un supporto cartaceo, ma è comunque arrivata a casa del trasgressore.
Nello specifico la norma violata è l'articolo 28 comma 2 del regolamento di polizia urbana, che vieta certi giochi sulla pubblica via in determinate fasce orarie. E l'acceleratore di velocità è così definito nel verbale, perché il linguaggio della burocrazia sarà pure formale, ma sa anche essere creativo. Al papà dunque è stato contestato il fatto di aver consentito che il figlio utilizzasse quell'aggeggio.
Ovviamente, seppur a due mesi di distanza, la notizia sta viaggiando con la velocità di un monopattino sul web, anche perché riaccende la polemica sui divieti ai giochi in campo e in certe zone di Venezia. Basti ricordare lo scorso luglio la contravvenzione scattata a un gruppo di ragazzini che giocava a pallone in campiello Pisani, di fronte al Conservatorio. Anche in quel caso, 66.80 euro. In città si accese un animato dibattito, tra chi sosteneva la legittimità delle sanzioni, perché la legge è legge (e poi c'è il valore educativo della pena) e chi era dell'idea che talvolta si dovrebbe chiudere un occhio, tanto più di fronte a ragazzini che, come a Venezia è sempre avvenuto, prendono a calci un pallone (in fondo, se si chiama campo un motivo ci sarà...). Generazioni di veneziani si sono sbucciate ginocchia e ammaccate malleoli rincorrendo un pallone. Oggi le nuove generazioni corrono di più e si divertono anche con i monopattini.
Ma non a San Marco. Tra l'altro proprio sotto lo sguardo di quei leoncini imbrattati qualche settimana fa, a fine settembre, da scellerati studenti dell'Accademia di Belle arti, denunciati e convinti a lasciare la scuola e in attesa della conclusione dell'iter penale per stabilire quale sarà il risarcimento da dare al Comune. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino