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PORDENONE - «L'unica cosa che mi rincuora è che quasi sempre gli indisciplinati non sono quelli che il mezzo lo noleggiano, ma quelli che invece ce l'hanno di proprietà». Ma è davvero l'unica che, se verificata, può consolare. Perché nelle parole dell'assessore Elena Ceolin è tratteggiato un problema forse silenzioso, forse appartenente più alle grandi città, ma che in realtà sta facendo capolino anche a Pordenone: le continue violazioni delle regole da parte degli utenti della strada che utilizzano il monopattino elettrico per spostarsi. Violazioni, certo, ma anche situazioni di oggettivo pericolo, sia per chi il monopattino lo guida che per gli altri utenti, soprattutto i pedoni.
IL QUADRO
Non serve avere in mano i dati dell'Aci per accorgersi che esiste un problema. È sufficiente una passeggiata in centro a Pordenone.
I CONTROLLI
La polizia locale del capoluogo non può essere dappertutto. Un assunto vero in ogni caso e in ogni campo. Ma può fare ancora meno, purtroppo, se si parla di monopattini. Ancora più sfuggenti dei ciclisti e dei centauri, gli utenti che scelgono questo mezzo spesso evitano - sempre facendo slalom - non solo i pedoni ma anche le pattuglie. Lo stato delle cose è spiegato senza troppi giri di parole dal comandante della polizia locale di Pordenone, Maurizio Zorzetto. «Purtroppo - illustra il vertice dei vigili - non è facile individuare chi commette delle infrazioni al codice della strada su un monopattino elettrico. Tutta Italia ha lo stesso tipo di problema e tutti faticano a risolverlo. Lo vediamo anche da noi, anche se in forma molto minore anche rispetto a quello che succede a Udine, senza paragonare la situazione che si vive invece a Milano, dove ci sono settanta incidenti al giorno che interessano i monopattini elettrici. Il problema è che sfuggono al nostro controllo e costituiscono un pericolo per i pedoni». Zorzetto poi accende la luce anche su un altro mezzo ormai estremamente diffuso, cioè la bicicletta elettrica: «Si era partiti con i mezzi solamente a pedalata assistita, che sono un'altra cosa. Oggi invece ci troviamo di fronte a biciclette con l'acceleratore, che sono in pratica dei veri ciclomotori». Con le conseguenze che ci si può facilmente immaginare.
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