L'intrigo dell'altra "Monna Lisa", i proprietari ai Caraibi

L'intrigo dell'altra "Monna Lisa", i proprietari ai Caraibi
PADOVA -  L’intrigo internazionale dai contorni padovani attorno al quadro “Earlier Monna Lisa”, secondo alcuni esperti da attribuire proprio a...

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PADOVA -  L’intrigo internazionale dai contorni padovani attorno al quadro “Earlier Monna Lisa”, secondo alcuni esperti da attribuire proprio a Leonardo Da Vinci, è proseguito in un’aula di giustizia del Tribunale di Firenze. La tela, che Leonardo avrebbe dipinto una decina di anni prima della celeberrima Gioconda esposta al Louvre di Parigi, sarebbe stata acquistata da una società offshore, ma anche da un importante gruppo europeo formato da più famiglie (titolare del 25% dell’opera) il cui legale, Giovanni Battista Protti del foro di Padova e del gruppo Art Recovery, sta difendendo con l’obiettivo di non fare uscire il quadro dall’Italia. Tra i proprietari ci sono una nota famiglia italiana, che si appoggia all’avvocato Protti, e la coppia londinese Andrew e Karen Gilbert. 


L’avvocato, già a fine luglio, ha presentato domanda di sequestro civile della tela al Tribunale di Firenze. E proprio martedì in sede di processo si è registrato un colpo di scena: il legale, insieme ad altri tre avvocati, ha presentato gli atti di conclusione indagine da parte dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale. I militari sono riusciti a risalire alle identità dei collezionisti d’arte proprietari dell’opera per il 75 per cento. Si tratta di uomini d’affari e industriali che avrebbero acquistato l’opera d’arte attraverso una società offshore con sede nell’isola di Anguilla nei Caraibi: un paradiso fiscale. Il giudice di Firenze ha rinviato il processo al 30 marzo dell’anno prossimo, giorno in cui dovranno comparire in aula anche i proprietari al 75% della tela per consentire alla giuria di appurare se il loro acquisto è stato effettuato a termine di legge. «La questione di rilevante interesse - aveva dichiarato il legale padovano - non è solo la sua esistenza e l’attribuzione a Leonardo da Vinci che l’avrebbe dipinta una decina d’anni prima rispetto a quella ospitata a Parigi, ma il fatto che l’opera è riapparsa dopo circa 50 anni di custodia dentro ad un caveau di una discretissima banca elvetica. E i miei clienti, che desiderano rimanere anonimi, ne rivendicano ora la comproprietà». 
L’OPERA

La tela al momento potrebbe anche già essere uscita dall’Italia, dopo essere stata esposta questa estate a palazzo Bastogi a Firenze sede del consiglio regionale della Toscana. L’opera, a novembre, dovrebbe essere portata a Pavia, dove nella città Lombarda il comune sta organizzando una mostra dedicata a Leonardo Da Vinci. Ma in molti sospettano che il quadro non verrà mai esposto. «Io stesso - ha sottolineato il legale padovano - non so dove sia in questo momento la tela. Potrebbe essere già uscita dall’Italia». Secondo la Mona Lisa Foundation, con sede a Zurigo, l’opera incompiuta nota come Isleworth Monna Lisa, è da attribuirsi all’artista-scienziato per antonomasia del Rinascimento e datata tra il 1503 e il 1505. Non la pensa invece così Martin Kemp, professore all’Università di Oxford e tra i maggiori esperti al mondo di Leonardo Da Vinci. Secondo il docente britannico le due opere hanno molte differenze e la tela “Eralier Mona Lisa” non è da attribuire a Leonardo.
Marco Aldighieri Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino