Cent'anni di impianti di risalita aspettando i Mondiali

La prima funivia costruita a Cortina, era il 1924
CORTINA D’AMPEZZO - Nel gennaio 2020, sul Col Druscié, si inaugura la nuova cabinovia di Cortina, che sostituisce il primo tronco della funivia Freccia nel cielo, in...

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CORTINA D’AMPEZZO - Nel gennaio 2020, sul Col Druscié, si inaugura la nuova cabinovia di Cortina, che sostituisce il primo tronco della funivia Freccia nel cielo, in funzione dal 1969. Si smantella così la vecchia seggiovia che saliva da Colfiere, costruita per i VII Giochi olimpici invernali 1956 e che, a sua volta, sostituì la vecchia slittovia del 1937. Oggi si vedono due solchi paralleli, il taglio degli alberi lungo le linee di quei primi impianti a fune, sul versante orientale del colle, verso la conca d’Ampezzo. Accentuati dalla neve di questi giorni, sono i segni lasciati dalla storia, quasi secolare, del trasporto a fune a Cortina. 


PIONIERI IN PROVINCIA
La prima teleferica, per il trasporto delle persone, viene infatti costruita nell’estate 1924 ed entra in esercizio l’inverno successivo. Parte dal centro del paese, davanti al sagrato della chiesa parrocchiale e al municipio di allora, il Comun Vecio. Lunga poco più di tre chilometri, sostenuta da due piloni d’acciaio, la funivia corre a 3.6 metri al secondo, una velocità rispettabile per l’epoca. Le prime cabine sono aperte; un successivo ammodernamento le chiuderà, per proteggere i passeggeri. E’ il primo impianto a fune della provincia di Belluno, realizzato da Cerreti e Tanfani di Milano, la prima azienda italiana a costruire queste strutture. Il 5 febbraio 1939 si inaugura la seconda funivia, che parte dalla stazione ferroviaria per salire all’alpe del Faloria, in due tronchi, con fermata intermedia a Mandres. Benedice il cardinale Adeodato Piazza, patriarca di Venezia; taglia il nastro Edda Mussolini Ciano; l’impianto e il rifugio in quota sono dedicati a Umberto di Savoia, Principe di Piemonte. 
L’EPOCA FASCISTA
Il Gazzettino dedica tre articoli all’evento: “impianto poderoso, ardito, che onora la tecnica e l’industria italiana, creatura perfetta della moderna meccanica”. Il capitale è del barone Carlo Franchetti, che può investire a suo comodo, malgrado sia stato censito fra gli ebrei, per le leggi razziali fasciste. Gli anni precedenti si scia grazie alle slittovie: sono impianti semplici, primordiali, costituiti da una grossa slitta di ferro, agganciata alla fune d’acciaio di un argano. Per scendere basta la gravità. Ce n’è una sulla Tofana, da Rumerlo a capanna Duca d’Aosta: inaugurata il 24 dicembre 1936, sale dritta, lungo quella che oggi è la pista Labirinti, e porta 80 persone all’ora. Ce n’è un’altra sul Col Druscié, autorizzata il 24 dicembre 1937, costruita l’anno successivo. 
LE SLITTOVIE
Alla stazione di partenza il manovratore suona un corno, soffiando con forza, da farsi sentire nella casetta che ancora esiste, in cime al colle: lì l’addetto aziona il motore dell’argano. Per scendere ci sono due tracciati: i campioni percorrono la “Pista ripida”, mentre ce n’è una più abbordabile, per gli sciatori “progrediti”. Un’altra slittovia trasporta la gente sul monte Faloria, dall’arrivo della funivia sino ai Tondi, dove sorge il rifugio della famiglia Verzi, ancora aperto, dopo ottant’anni. Un impianto analogo si inerpica sul Picheto, il pendio che sovrasta Pierosà, dove i ragazzi più intrepidi del paese praticano il chilometro lanciato. 
LA NUOVA CABINOVIA

Con i Campionati del mondo del 1941, e più ancora dopo l’assegnazione e lo svolgimento delle Olimpiadi 1956, cambia la dotazione di impianti della conca, con le seggiovie, sciovie e funivie di Tofana, Faloria, Cristallo, sino ai 3.000 metri di Staunies, di Lacedel e Crignes, Mietres e Pierosà, alle Cinque Torri e Averau, al passo Falzarego, al Lagazuoi. Per arrivare alla cabinovia che si costruirà quest’anno, lunga 4.600 metri, a collegare Son dei Prade con le Cinque Torri.
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Il Gazzettino