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MOGLIANO - Ottanta minuti di vero sport per ricordare Salvatore Stefani, il pilone 19enne del Rugby Feltre deceduto il 16 novembre in un incidente mentre andava a lavoro. Una scelta a lungo ponderata quella di giocare comunque la partita di serie B di ieri contro il Mogliano Rugby, nella quale avrebbe anche dovuto giocare Salvatore, presa con la volontà di onorare la memoria del giovane, sportivo appassionatissimo. Prima dell’inizio dell’incontro i giocatori si sono schierati, come pronti ad intonare un inno, che in questo caso è stato il silenzio più assoluto, trattenendo le emozioni nel ricordo dell’amatissimo compagno di squadra. Un momento dedicato alla famiglia Stefani, stretta a bordo campo in un abbraccio consolatorio, che in seguito riceve in regalo un piccolo ulivo. Un simbolo di rigenerazione e di amore, che rappresenta la vicinanza dell’intera squadra del Rugby Feltre alla famiglia di Salvatore. Poi le parole del capitano ai giocatori, ma soprattutto amici, che ancora non riescono a credere alla tragedia che li ha colpiti.
GRIDO CORALE
«Non c’è niente da dire bisogna solo entrare in campo e dare il massimo».
IL RICORDO
Il grande gigante gentile, benvoluto da tutti per il suo carattere buono e disponibile, ma anche per la sua forza in campo, giovane promessa della scena bellunese. «Sai Totò, - si può leggere nel post di Facebook che il Rugby Feltre ha dedicato al ragazzo - hanno scritto in tanti, tantissimi, pensa quanto hai dato, se così tante persone ti hanno pensato e ti stanno pensando. Hai passato la palla, ma sarai sempre con noi, non ti dimenticheremo.». Alla fine della partita, messo in secondo piano il risultato agonistico, la famiglia si è avvicinata per ricevere un abbraccio da tutta la squadra del Feltre e scambiare qualche parola di vicinanza anche con i ragazzi, che vivono il lutto quasi fossero dei membri della famiglia. Nel silenzio, rotto solamente dalle grida allegre dei bambini, tutti i presenti sono usciti dal campo, qualcuno verso lo spogliatoio e qualcuno verso l’auto, ma tutti pensando a Salvatore, che ora stringe la palla ovale in cielo. (ab)
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