MOGLIANO - Ottanta minuti di vero sport per ricordare Salvatore Stefani, il pilone 19enne del Rugby Feltre deceduto il 16 novembre in un incidente mentre andava a lavoro.
GRIDO CORALE
«Non c’è niente da dire bisogna solo entrare in campo e dare il massimo». Un grido corale, ripetuto, con forza e coraggio, per fronteggiare il destino tanto ingiusto e crudele: «Non c’è domani!». E dunque il fischio d’inizio. Sono più di un centinaio i presenti, assiepati a bordo campo, mentre osservano ammirati la passione che i ragazzi mettono nel gioco, nonostante il dolore e la fatica. In prima linea i genitori di Salvatore con sguardo fisso sul campo. «Non c’è nulla da dire - commenta mamma Elisabetta - tutto quello che si poteva dire è stato detto. Ora rimane solamente il silenzio». Immaginano forse il figlio a giocare anche lui tra i compagni, colonna portante del team. Ma lui in campo c’è per davvero, nel cuore dei compagni di squadra, che pensano a lui mentre corrono in cerca della meta. «Pensa a Salvatore!» grida anche l’allenatore nel momento in cui la squadra rischia di prendere una meta. E così la palla ovale viene calciata lontano, evitando il punto avversario. La partita si svolge al cardiopalma, con un’imposizione decisa del Feltre nel principio, recuperata poco alla volta dal Mogliano che va a conquistare la vittoria per un soffio, con un 27 a 26. Ma non è certo la vittoria a contare in questo caso, quanto invece l’enorme spirito di squadra che caratterizza una grande disciplina sportiva come il rugby, giocata da persone che, prima di essere grandi sportivi, sono grandi esseri umani. Proprio come Salvatore “Totò” Stefani, così lo soprannominavano i compagni di team.
IL RICORDO
Il grande gigante gentile, benvoluto da tutti per il suo carattere buono e disponibile, ma anche per la sua forza in campo, giovane promessa della scena bellunese. «Sai Totò, - si può leggere nel post di Facebook che il Rugby Feltre ha dedicato al ragazzo - hanno scritto in tanti, tantissimi, pensa quanto hai dato, se così tante persone ti hanno pensato e ti stanno pensando. Hai passato la palla, ma sarai sempre con noi, non ti dimenticheremo.». Alla fine della partita, messo in secondo piano il risultato agonistico, la famiglia si è avvicinata per ricevere un abbraccio da tutta la squadra del Feltre e scambiare qualche parola di vicinanza anche con i ragazzi, che vivono il lutto quasi fossero dei membri della famiglia. Nel silenzio, rotto solamente dalle grida allegre dei bambini, tutti i presenti sono usciti dal campo, qualcuno verso lo spogliatoio e qualcuno verso l’auto, ma tutti pensando a Salvatore, che ora stringe la palla ovale in cielo. (ab)