​La misteriosa cappella di S. Lucia a Joannis e l'acqua prodigiosa

La misteriosa cappella di S. Lucia a Joannis e l'acqua prodigiosa
AIELLO DEL FRIULI (Udine) - È tuttora avvolta nel mistero la storia della cappella campestre di Joannis, borgo di Aiello del Friuli dove, nella vecchia “Centa”,...

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AIELLO DEL FRIULI (Udine) - È tuttora avvolta nel mistero la storia della cappella campestre di Joannis, borgo di Aiello del Friuli dove, nella vecchia “Centa”, un borgo fortificato realizzato a difesa nel 1400, la gente continua a recarsi per invocare “la grazia” della guarigione da malattie che colpiscono l’occhio. Oggi il complesso è privato e lo sono diventati anche i resti di una chiesa, un piccolo cimitero e la cappella, recuperata anche quest’ultima dalla famiglia che ha comprato tutta l’area, prima completamente in rovina. Ma il 15 maggio, per la visita al giardino botanico e al roseto di rose antiche, i proprietari aprono le porte della piccola e graziosa “tenuta” e si può accedere anche a questa misteriosa cappella.


«Un tempo - spiegano i proprietari e alcuni  anziani di Joannis (la frazione che diede i natali al calciatore e allenatore Enzo Bearzot) -, le nostre nonne venivano in questo punto del paese quando cominciavano a non vederci più bene; la tradizione racconta di tante guarigioni ma c’è dire che in passato c’era anche tanta miserie che ti "abbassava" la vista. Altri credono invece che quest’acqua sia decisamente “portentosa”. Le donne sofferenti si bagnavano gli occhi con l’acqua che sgorgava da sottoterra, allagando il pavimento».


Per entrare nella cappella, infatti, bisogna scendere alcuni gradini e raggiungere un ambiente che si trova al di sotto del livello del terreno, dei campi. «Un tempo c’era sempre acqua, e ci vivevano anche le salamandre. Poi, anno dopo anno, a mano a mano l’acqua è scomparsa e torna solo quando piove molto. Per noi resta un luogo sacro, da rispettare, di grande suggestione e di pace». È possibile che in origine, vista l’antichità del sito, che ha restituito tracce di epoca romana, si trattasse di una luogo dedicato alla dea madre o comunque alle divinità pagane dell’acqua, poi trasformato, con l’avvento del cristianesimo, in cappella dedicata a Santa Lucia, protettrice degli occhi. Nel tempo le parenti interne sono state affrescate con immagini della santa e di angeli mentre paiono molto antiche le due finestrelle che si aprono a sud, ad arieggiare e dare luce a questa sorta di “santuario” campestre.   Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino