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MIRANO - Il boato si è sentito per chilometri, i pezzi dell’ordigno sono stati ritrovati fino a cento metri di distanza. «È stato come un colpo di fucile, ma amplificato per mille - raccontano i residenti - inizialmente abbiamo pensato a uno scontro tra camion». In effetti in questa zona di Mirano (Venezia), a due passi dal casello della A4, è molto più frequente il fragore di uno schianto tra tir che un’esplosione vera e propria. Eppure qui, ieri pomeriggio, sotto al cavalcavia di via Porara, la lunga bretella comunale che collega il centro della cittadina dell’entroterra veneziano con l’autostrada, l’origine di quel rumore assordante non era un incidente stradale ma una bomba carta. A farla scoppiare cinque ragazzi, con conseguenze drammatiche per uno di loro: A.C., 21enne della zona, ha riportato ferite gravissime alla mano sinistra. I medici del Suem stentavano a credere ai loro occhi: quel maxi petardo gli aveva strappato le dita, la mano, il polso e parte dell’avambraccio. Portato in ospedale, è ricoverato in gravi condizioni: non è in pericolo di vita ma sembrano esserci poche speranze di potergli ricostruire l’arto.
LE INDAGINI
Sull’episodio stanno indagando gli uomini della polizia locale dell’Unione dei Comuni del Miranese.
LA RICOSTRUZIONE
Che cosa sia successo si è capito ma sul come, in realtà, ci sarebbero molti dubbi. Partiamo dagli elementi certi: alle 17.30 i cinque ragazzi si trovano sotto a quel cavalcavia. La strada è una via cieca: via Guido Novello, così si chiama, porta a un’azienda e di sabato, ovviamente, è deserta. Compare questa bomba carta, che in gergo si chiama “cipolla”: il nome deriva dai vari strati appunto di carta (fogli di giornale, il più delle volte) che la compongono e che vanno a creare la culla per la polvere da sparo. Non è difficile da realizzare: in rete si trovano decine di tutorial per assemblarla. Non è chiaro, però, come ci sia arrivata lì, e l’abbiano portata i ragazzi o se l’abbiano trovata per terra: questi sono dettagli su cui indagherà la polizia locale. Il problema è che non c’è una miccia e allora A.C., intenzionato a farla esplodere, crea un’estensione del piccolo ordigno con una scia di polvere da sparo. È lui, poi, a incaricarsi dell’accensione. Non appena si avvicina con l’accendino, però, l’esplosione lo travolge. Le urla, il panico, il sangue, la corsa in ospedale. Durante i rilievi, i carabinieri trovano resti della bomba carta anche a oltre cento metri di distanza: un particolare che spiega bene la potenza di quel fagotto carico di esplosivo. «È scoppiato un petardo, un mio amico ha perso una mano!», dice uno dei due ragazzi illesi. Occhi lucidi e voce tremante, la disperazione e lo choc per aver assistito a quella scena così straziante sono ancora vivi. La versione che i ragazzi avrebbero fornito alle forze di polizia è che avrebbero trovato quella bomba carta in parte alla strada e che il più grande di loro sarebbe rimasto ferito per un incidente, un’esplosione accidentale. Una ricostruzione che non convincerebbe però polizia locale e carabinieri che nelle prossime ore faranno ulteriori approfondimenti. Del caso è stata informata anche la Procura della Repubblica di Venezia.
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