Scoperte le identità dei militi ignoti: fucilati dopo la disfatta di Caporetto

Scoperte le identità dei militi ignoti: fucilati dopo la disfatta di Caporetto
ZOPPOLA - Sabato 3 novembre 1917 alle 13.30 i soldati Pasquino, Antonio e Pietro persero la vita. Erano i giorni successivi alla disfatta di Caporetto e alla ritirata del Piave:...

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ZOPPOLA - Sabato 3 novembre 1917 alle 13.30 i soldati Pasquino, Antonio e Pietro persero la vita. Erano i giorni successivi alla disfatta di Caporetto e alla ritirata del Piave: giorni difficili quando tutto sembrava ormai perso. Da 101 anni le loro spoglie mortali riposano nel cimitero di Zoppola, ma si sapeva ben poco delle loro storie, delle famiglie e del dolore che la loro morte provocò nella comunità. Come e perché vennero sepolti in paese? Il rebus è stato risolto restituendo una pagina poco conosciuta della storia del paese. La vicenda è riaffiorata grazie alla segnalazione di Egisto Fabretto e dopo un importante lavoro di ricerca condotto da Mauro Fiorentin, medico di medicina generale a Zoppola e Claudio Petris, anch'esso appassionato di storia, è stato risolto il mistero.


Le informazioni raccolte con pazienza e dedizione dai due ricercatori, attraverso la consultazione di archivi di stato e militari, le anagrafi dei comuni e l'esame di banche dati online, in un primo tempo avevano consentito di ricostruire in parte quanto accaduto. Per completare la ricerca, era diventato fondamentale coinvolgere i cittadini per raccogliere ricordi e testimonianze. La svolta c'è stata quando gli storici hanno messo mano su un diario militare e si è saputo che i soldati sepolti appartenevano al 95° Reggimento Fanteria della Brigata Udine. Ecco i loro nomi: Antonio Migliarino nato a Solbrito (Asti) il 17 marzo 1898, Pietro Bertucci nato a San Colombano (Genova) il 20 novembre 1887 e Pasquino Pinetti nato a Villa San Bartolomeo di Reggio Emilia il 15 aprile 1898. I tre soldati morirono fucilati a seguito di condanna a morte e nei decenni successivi la pietà popolare si è occupata di loro. Fucilazione, dopo un processo militare che li condannò perché abbandonarono le armi di fronte al nemico. Come spiega il sindaco Francesca Papais, «una volta trovata la loro identità sono stati contattati i Comuni di origine che si sono dimostrati molto collaborativi e si è deciso di procedere a una sistemazione decorosa delle tombe. Per la realizzazione sono stati scelti materiali poveri come il ferro coperto di ruggine che circonda le tombe, simbolo della guerra che ha spezzato le loro vite, mentre in un piccolo contenitore è stata raccolta la terra dei Paesi dove sono nati. Sono stati usati anche i sassi del greto della Meduna che coprono le tombe proteggendole e a terra ci sono mattoni di vecchie case per formare un ideale abbraccio nella speranza che il loro riposo sia più lieve».


Per ricordare la loro storia sono stati organizzati due momenti, inseriti nelle celebrazioni del 4 novembre: i due eventi si terranno sabato 3 novembre a partire dalle 13.30 quando in cimitero a Zoppola verrà ricordato con una cerimonia il momento della loro morte e verranno presentati i lavori di sistemazione delle tombe; alla sera, alle 20.30, all'Auditorium comunale, Mauro Fiorentin racconterà L'ultima luce, con il maestro Paolo Jus, Alberto Della Mora e Claudio Petris. Fiorentin darà voce alle storie di questi tre giovani uomini che indossarono durante la Grande guerra la divisa grigio verde del Regio esercito italiano. «Ci sono molti modi per raccontare una guerra - aggiunge il sindaco - e alcuni sono profondamente radicati nell'immaginario collettivo, ma Fiorentin è andato oltre entrando nei campi di battaglia, quasi come un reporter di guerra».

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Il Gazzettino