PADOVA - Cibo scarso e di bassa qualità, alloggi inadeguati e sporchi, mancanza di riscaldamento e acqua calda, assistenza ai minimi termini e anche botte e minacce per chi...
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IL FATTO
Sarà il processo, che inizierà il prossimo 24 ottobre a fare luce sui tanti punti oscuri di uno dei primi scandali che era emerso, ormai cinque anni fa, sulla gestione dei migranti. Tutto risale infatti al 2014. A giugno Enzini ottiene l'appalto grazie al massimo ribasso rispetto alla base d'asta di 35 euro del bando prefettizio, ovvero applicando un costo di 34,63 euro al giorno per ciascuno dei 28 posti disponibili al Maxim's, comprensivi oltre che di vitto e alloggio anche di trasporto, assistenza linguistica e culturale, nonché dei 2,50 euro di pocket money da versare giornalmente ai migranti per le piccole spese. A settembre però la prefettura rileva delle irregolarità burocratiche nei pagamenti Inps dei lavoratori e lo cancella dal novero dei possibili assegnatari. È settembre ed è in questo momento che entra in gioco Ecofficina. Il passaggio di mano avviene, fra ottobre e novembre, con tutte le particolarità del caso, del resto si tratta ancora di misure emergenziali e siamo agli albori dell'accoglienza di questo tipo, almeno in Veneto. È solo in un secondo momento che emerge come le strutture deputate all'ospitalità dei migranti non abbiano i requisiti necessari e gli stessi ospiti ricevano trattamenti ben poco edificanti.
LA DENUNCIA
L'esposto in Procura arriva direttamente dalla Prefettura: Enzini avrebbe partecipato al bando di gara pur non avendo i requisiti richiesti, il Maxim's non era in condizioni tali da poter ospitare gruppi numerosi di profughi, sarebbero stati serviti pasti di scarsa qualità e quantità, non sarebbero stati organizzati i corsi di integrazione e alfabetizzazione, ma soprattutto sarebbe stata rilevata una carenza di igiene nelle stanze e nelle pertinenze comuni dell'albergo e dell'abitazione di via Rosa, la mancanza di riscaldamento e acqua calda, l'assenza di profilassi sanitaria per i profughi alle prese con malattie. Oltre alle condizioni strutturali, vi sarebbe stato poi un clima fatto di minacce e percosse, in un caso anche dicendo di avere in tasca una pistola. I migranti sarebbero stati costretti ad effettuare le pulizie e a sottostare a regimi di uscita ed ingresso rigidissimi, con la richiesta di pagamenti per cambi di vestiti e anche per guardare la tv e utilizzare il wi-fi.
Francesco Campi Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino