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BELLUNO - «Non coinvolgiamo i dipendenti comunali, per non sottrarre tempo al loro lavoro. Ci siamo impegnati come sindaco e giunta nel far tutte le cose che servono». Una volta alla settimana da marzo scorso il sindaco di Fonzaso, Christian Pasa, è venuto a Belluno per portare a fare le visite mediche, con la sua auto e a sue spese, i due migranti ivoriani che ospita nel suo comune. «Come avere dei figli - spiega - li porto ai vari appuntanti per le vaccinazioni e altro». Ha chiuso la biblioteca di Arten che faceva servizio due giorni alla settimana per dare una casa a queste persone che sono state portate sul suo comune. Ma l’impegno per l’accoglienza non finisce lì: il cibo, l’acquisto di abiti, l’aiuto nei documenti. E Pasa è fortunato, visto che parla correntemente francese, per altri non è così. Sono 30 i comuni che hanno accolto, mettendosi in prima linea, ma non bastano più: gli arrivi non si fermano. Nell’ultimo tavolo di venerdì a Palazzo dei Rettori il prefetto, Mariano Savastano, ha rilanciato l’appello ai sindaci che ancora non hanno aperto le porte. Una soluzione va trovata e per questo ha riconvocato il tavolo per martedì alle 10,30. Ma le defezioni saranno molte, perché da tempo c’è uno zoccolo duro di primi cittadini che non hanno alcuna intenzione di mettersi in gioco per l’accoglienza.
I SOGGETTI
L’invito al nuovo tavolo di martedì era stato esteso anche alla protezione civile regionale, ma l’assessore Gianpaolo Bottacin ha già comunicato ufficialmente l’impossibilità a partecipare: quella mattina a Venezia c’è giunta e consiglio.
I SINDACI
E così i primi cittadini fanno “volontariato”. «È una chiamata alla responsabilità - spiega il sindaco di Ponte, Paolo Vendramini -, purtroppo questo è un governo che non riesce a affrontare la situazione, scaricano tutto sui primi cittadini, che sono sempre pronti a fare la loro parte con le associazioni di volontariato, ma ci volgono delle comunicazioni governative o siamo sempre in emergenza. E così molti di noi si sostituiscono anche ai servizi sociali, comuni piccoli: devono accompagnarli in questura, all’Ulss». Vendramini spiega che si fa volentieri, ma ricorda «ognuno deve fare la propria parte». Ed è proprio questo il punto: molti enti, soprattutto i più piccoli, al momento sono a zero migranti. «Ho i miei anziani che sono nelle valli - afferma il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bermardin - che non so nemmeno se sono vivi o morti e non riesco nemmeno a seguire loro, immaginiamoci se riesco a fare altro. Io non voglio essere coinvolto nella gestione: se qualcuno si sovrappone a me e si arrangia non mi metto di traverso». «Noi sindaci abbiamo altro da fare - conclude - e un comune come il nostro sceso da 13 a 9 dipendenti in un anno non può farsi carico di questo. Facciamo i concorsi non viene nessuno, la gente se ne va le paghe sono basse. Non ce la facciamo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino