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VENEZIA - Sono quasi 9mila i migranti arrivati finora in Veneto, di cui un decimo nel mese in corso. Gli arrivi in Veneto dal 1° agosto a ieri sono stati 865, di cui circa 400 nella settimana di Ferragosto che si è appena conclusa. Numeri che danno l’idea di quanto sia cresciuto il fenomeno degli sbarchi, con lo smistamento delle persone nelle varie regioni. Ieri erano attesi altri migranti a Selvazzano, in provincia di Padova, ma gli arrivi sono slittati di ventiquattr’ore. Tutto questo mentre cresce la contrapposizione tra i sindaci di centrodestra, in particolare della Lega, contrari a qualsiasi forma di accoglienza e quelli del centrosinistra che, a partire da Padova, hanno messo a disposizioni palestre e brandine. A mancare è l’informazione tra livello centrale e livello periferico. Comunicazioni che Regione e Anci avevano previsto con il protocollo siglato con le prefetture, rimasto però lettera morta. Doveva esserci una “cabina di regia” e, soprattutto, doveva esserci la disponibilità dei sindaci di individuare luoghi dove ospitare i migranti in modo da evitare gli hub, le grandi concentrazioni com’è avvenuto in passato a Cona e Bagnoli. Ma molti sindaci, soprattutto leghisti, hanno detto no all’ospitalità diffusa. E il dato singolare è che i vertici della Lega veneta tacciono. «Siamo contro gli hub e l’accoglienza diffusa - ha detto Marcello Bano, sindaco leghista di Noventa Padovana -. Capannoni, uffici, palestre non sono strutture idonee». L’unica soluzione praticabile, per Bano, «è l’utilizzo di centri di permanenza per i rimpatri, meglio se vicini ad un aeroporto». Quelle fatte dal governo, rincara, «sono scelte che non ci rappresentano». «Per i piccoli Comuni l’accoglienza ha costi insostenibili, da bancarotta», aggiunge il collega di San Giorgio in Bosco, Nicola Pettenuzzo. «Con i fondi potremmo ospitarne di più», replica invece l’assessora di Padova, Margherita Colonnello, del Pd.
IL MONITO
Ma se siamo già a 9mila migranti, di cui 400 nella settimana di Ferragosto, quali sono le previsioni? «Purtroppo - dice Carlo Rapicavoli, direttore dell’Anci del Veneto - non abbiamo dati certi che possano consentire una adeguata programmazione.
Il Gazzettino