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VENEZIA - Quando arriveranno i migranti provenienti dalle congestionate zone di sbarco? L’argomento, nonostante si parli con insistenza di mille arrivi alla settimana da distribuire sull’intera regione, sembra essere ancora tabù.
«Il Prefetto non parla, l’argomento è chiuso - ha commentato il prefetto di Venezia, Michele Di Bari, rispondendo alle domande dei giornalisti - Uno dovrebbe parlare se ci fossero novità, ma non ce ne sono. L’importante è dare dati esatti, perché questo è un argomento che può essere facilmente strumentalizzato».
L’ANCI
In prima fila per l’ smistamento e l’accoglienza dei migranti c’è l’Anci, l’associazione dei comuni. Maria Rosa Pavanello, ex sindaco di Mirano, è la vicepresidente. Dalla cabina di regia partecipa in questo momento il presidente Mario Conte - spiega - Attualmente è anche sindaco di una città capoluogo come Treviso dove gli arrivi sono in numero più elevato e tutti i rapporti li sta tenendo in prima persona. “La mia esperienza vissuta a Mirano con il progetto Sprar ora Sai e con alcuni piccoli Centri attraverso convenzioni fatte dalla prefettura relativi a piccoli gruppi seguiti anche da varie associazioni di volontariato e parrocchie del territorio, è stata sempre ed è tutt’ora positiva».
CHIOGGIA
«Non ho alcuna disponibilità di alloggi per i migranti. Prima devo pensare a 173 famiglie di Chioggia che aspettano una casa». Il dato della lista d’attesa è aggiornato a ieri e il sindaco di Chioggia, Mauro Armelao, l’ha chiesto subito agli uffici dei servizi sociali appena interpellato sulla possibilità che la città possa accogliere, sulla base di uno schema “diffuso”, alcuni dei migranti in arrivo nel Veneto. La sua risposta è sulla falsariga di un (ormai) vecchio slogan: “prima gli italiani”. «Avevo già risposto al Prefetto, qualche tempo fa – ricorda Armelao – a proposito della possibilità di accogliere minori e anche allora avevo evidenziato la mancanza, a Chioggia di strutture pubbliche in cui poterli accogliere. Ora la risposta, a fronte del possibile arrivo anche di migranti adulti, non può che essere la stessa: non abbiamo luoghi pubblici disponibili e dobbiamo risolvere i problemi di 173 nuclei familiari che considero “figli” miei, come sindaco». Ia passato, tra il 2015 e il 2018, qualche decina di migranti era stata ospitata, tramite una cooperativa, all’ex hotel “Al Bragozzo”, a Sant’Anna.
SAN DONA
«A San Donà la lista d’attesa dei richiedenti alloggio è di 197 nuclei familiari». Mette le mani avanti il sindaco Alberto Teso che, come altri sindaci, quasi ogni giorno riceve richieste di disponibilità per sistemare i migranti dalla Prefettura di Venezia. In vista dei prossimi arrivi Teso precisa, però, che non ci sono spazi nel territorio comunale. Stamane sarà in Prefettura per firmare un protocollo sulla videosorveglianza e sarà l’occasione per fare il punto della situazione. «La possibilità di ospitare questi migranti mi metterebbe in difficoltà – continua il sindaco – Se mi si liberasse un appartamento, per qualsiasi motivo dovrei dire al primo dei 197 in lista d’attesa che al posto suo devo inserire i migranti. Oggi chi chiede una casa popolare in una zona di San Donà spesso presenta condizioni difficili non solo dal punto di vista economico ma anche familiari».
Circa metà di coloro che sono in graduatoria sono persone di origine straniera. «Per lo più provengono dai Paesi dell’Est: Romania, Albania, Ucraina. Ci sono parecchi stranieri che sono comunque già inseriti nel tessuto sociale, tra cui alcune donne che fanno le badanti, oppure arrivano da storie di violenza familiare, con una ridotta capacità lavorativa. Risulta molto difficile dire a queste persone che devono attendere altri sei mesi perché c’è qualche altro migrante che va messo nell’alloggio al posto loro».
JESOLO
Da Jesolo il sindaco Christofer De Zotti dice:«siamo favorevoli all’accoglienza, ma solo se ci sarà un’ospitalità diffusa, ma anche oggi alla Croce Rossa ci sono dei rifugiati, ci sono una ventina di persone ucraine e poche unità di cittadini provenienti da paesi dell’Africa subsahariana. Si tratta di presenze che rispondono al requisito dell’ospitalità diffusa: pochi richiedenti asilo ma accolti in tutti i comuni. Secondo noi questo è un modello che può funzionare. Se ci dovessero essere nuovi arrivi, crediamo che il modello da inseguire sia proprio questo».
Da chiarire, nel caso di Jesolo, dove però accogliere queste persone visto che la Croce rossa ha già comunicato che non accoglierà migranti in previsione dei prossimi lavori di restauro dell’immobile di via Levantina, circostanza che nelle scorse settimane aveva anche messo in bilico la presenza dei profughi ucraini. «Noi non abbiamo delle case popolari da destinare a questi eventuali arrivi – è sempre De Zotti a parlare – con la Cri siamo fermi all’ultima riunione con la quale si era deciso di aspettare la fine dell’estate per i lavori di restauro. Se dalla Prefettura saranno individuate delle soluzioni con i privati ben venga, a patto però che si parli sempre e solo di ospitalità diffusa».
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