Migranti, Conte avverte: «Se i sindaci non collaborano si va verso le tendopoli»

Migranti, Conte avverte: «Se i sindaci non collaborano si va verso le tendopoli»
TREVISO - «Se non verranno fuori soluzioni condivise, i prefetti da qualche parte dovranno mettere queste persone. L'intento del protocollo realizzato assieme al...

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TREVISO - «Se non verranno fuori soluzioni condivise, i prefetti da qualche parte dovranno mettere queste persone. L'intento del protocollo realizzato assieme al presidente Luca Zaia era proprio evitare i grandi assembramenti o le tendopoli trovando soluzioni condivise, come piccoli gruppi di migranti in tanti comuni. Ma se non ci sarà nessuna disponibilità, da qualche parte i richiedenti asilo finiranno.

 

LA TENDOPOLI A VERONA


Abbiamo già visto, nei giorni scorsi, la predisposizione di una tendopoli a Verona. E così come è successo a Verona accadrà nelle altre province se i numeri non dovessero diminuire e soluzioni alternative non dovessero arrivare». Mario Conte, presidente regionale dell'Anci e sindaco di Treviso, non ci gira attorno. E indica il problema: a fronte del numero sempre crescente di richiedenti asilo in arrivo in Veneto, circa mille ogni settimana, e della costante carenza di disponibilità da parte di tanti comuni per l'accoglienza diffusa, la probabilità di nuovi centri per immigrati o di tendopoli alle porte della città diventa sempre più grande.

 


LA SCELTA


«Queste persone sono già nel nostro territorio - avvisa Conte - e i prefetti una soluzione devono trovarla». E qui torna a parlare del noto protocollo siglato da Anci, Regione Veneto e prefetto per creare una cabina di regia e spingere i comuni ad accogliere, ognuno, un piccolo numero di richiedenti asilo: «Il protocollo, che è di fatto una cabina di regia - osserva Conte - serve per condividere quelle che sono le difficoltà nella gestione di un fenomeno migratorio che in questi giorni sta assumendo dimensioni decisamente importanti. È un protocollo che richiede la responsabilità di tutti: dai prefetti, ai comuni passando per la Regione. Chiunque abbia la possibilità di mettere a disposizione degli spazi, lo invitiamo a farlo».

Poi l'appello

Mi rivolgo ai sindaci. Chi può aiutare, lo faccia. Fare muro contro muro non serve assolutamente a nulla

«Come ci hanno detto i prefetti, queste persone sono già nel nostro territorio e in qualche modo, che ci piaccia o no, devono essere distribuite». In questi giorni alcune prefetture hanno cominciato a sondare il terreno. A Treviso il prefetto Angelo Sidoti, in via informale, ha già iniziato a verificare l'eventuale disponibilità dei comuni. Fino a oggi la rete dei grandi centri ha retto, ma i segnali di cedimento sono evidenti. All'ex caserma Serena, per esempio, i posti sono finiti: i richiedenti asilo sono 520. E Conte, da primo cittadino trevigiano, avvisa: «Treviso è uno di quei comuni, a livello veneto, che sta dando più di tutti. Abbiamo il centro d'accoglienza, con un progetto di accoglienza diffusa partito da qualche anno accogliamo 42 persone, più 54 minori arrivati qui da soli. Ma devo dire che, se il metodo di accoglienza è quello della caserma Serena, io non sono più d'accordo».

 


TRATTATIVE


In queste ore però continua la ricerca di altri spazi: «Alcuni comuni sono riusciti a ricavare spazi attraverso associazioni e parrocchie. Un inizio di risposta c'è, ma non basta. Continueremo ad aiutare i prefetti e a coordinare la cabina di regia, compatibilmente con quelle che sono le disponibilità e le volontà dei sindaci. Ripeto una cosa detta più volte: questo protocollo non è un contratto ma una condivisione d'intenti, tutti dobbiamo esserne responsabili e protagonisti. Io continuerò a sedermi al tavolo dei prefetti cercando di portare soluzioni. Ma non sempre ce la facciamo». Inevitabile la conclusione: «Dobbiamo continuare a sostenere il governo perché metta la parola fine a questi sbarchi attraverso le politiche internazionali, le uniche in grado di fermare i flussi evitando così che questa povera gente si metta ad affrontare viaggi che poi spesso finiscono in tragedia. Però i risultati nel nostro territorio non sono incoraggianti. Se non verranno fuori soluzioni condivise, i prefetti dovranno comunque trovare un posto per queste persone». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino