CASTELFRANCO (TREVISO) - Apre la porta dell'azienda, ma anche della sua macchina, con la mano sinistra. Sempre sulla mano, appoggia il cellulare e sullo schermo appaiono...
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L'IDEA
Lui è Matteo Morosin, 40 anni, residente a Castelfranco, titolare dell'azienda Morosin srl di Cittadella, fondata 40 anni fa dal padre Maurizio. È altamente specializzata nel settore dei sistemi di sicurezza, quindi anti intrusione, antincendio e controllo accessi. Insieme a lui un amico, il cittadellese Alessandro Battocchio, 40 anni, specializzato nell'applicazione di piercing e nella body modification. Con la moglie tatuatrice Lara Toniolo, hanno nella città murata lo studio B-Hills Tattoo Company. Le capacità dei due imprenditori rendono possibile quello che si vede solo al cinema in film futuristici. Ed invece no, tant'è che in Norvegia c'è stata una sperimentazione volontaria su dipendenti che col microchip sottocutaneo entrano ed escono dall'azienda.
IL DISPOSITIVO«Il dispositivo è grande pochi millimetri - spiega Morosin - Possono essere inseriti moltissimi dati che si possono leggere con il proprio cellulare con delle applicazioni oppure con i lettori Rfid o Nfc, tecnologie ormai standard. I dati sono assolutamente sicuri, non clonabili. Si rischia molto meno che portare bancomat e carte nel portafoglio. Il dispositivo è passivo, non ha batteria, non contrasta con apparecchiature mediche a cominciare dalla risonanza magnetica». «Il microchip è inserito attraverso un particolare applicatore sterile con scadenza - illustra Battocchio - viene applicato tra pollice ed indice, zona senza terminazioni nervose. Pomata anestetizzante locale, poi c'è l'applicazione che dura poche decine di secondi, come quella per i brillantini al naso. Si può togliere sempre, facendo una piccola incisione». «Se avrà successo? Anche smartphone e tablet all'inizio erano guardati con sospetto conclude Morosin - ora non riusciamo più a farne a meno». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino