Un microchip sotto la pelle per pagare e fare il check in Foto

Un microchip sotto la pelle per pagare e fare il check in (Foto di Gerd Altmann da Pixabay )
CASTELFRANCO (TREVISO) - Apre la porta dell'azienda, ma anche della sua macchina, con la mano sinistra. Sempre sulla mano, appoggia il cellulare e sullo schermo appaiono...

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CASTELFRANCO (TREVISO) - Apre la porta dell'azienda, ma anche della sua macchina, con la mano sinistra. Sempre sulla mano, appoggia il cellulare e sullo schermo appaiono una serie di informazioni. Potrebbe fare ancora molte altre cose, ad esempio pagare nei negozi, viaggiare in treno senza biglietto cartaceo, come pure accedere ai check-in degli aeroporti. Sempre solo con l'uso della mano avvicinata ad un apposito lettore. Non è un mago. Tra il pollice e l'indice della mano sinistra ha inserito un microchip sottocutaneo. Ha testato su di lui la tecnologia di ultimissima generazione, definita dei bioimpianti, creata negli Stati Uniti, ed ora è pronto alla commercializzazione.




L'IDEA
Lui è Matteo Morosin, 40 anni, residente a Castelfranco, titolare dell'azienda Morosin srl di Cittadella, fondata 40  anni fa dal padre Maurizio. È altamente specializzata nel settore dei sistemi di sicurezza, quindi anti intrusione, antincendio e controllo accessi. Insieme a lui un amico, il cittadellese Alessandro Battocchio, 40 anni, specializzato nell'applicazione di piercing e nella body modification. Con la moglie tatuatrice Lara Toniolo, hanno nella città murata lo studio B-Hills Tattoo Company. Le capacità dei due imprenditori rendono possibile quello che si vede solo al cinema in film futuristici. Ed invece no, tant'è che in Norvegia c'è stata una sperimentazione volontaria su dipendenti che col microchip sottocutaneo entrano ed escono dall'azienda.

IL DISPOSITIVO«Il dispositivo è grande pochi millimetri - spiega Morosin - Possono essere inseriti moltissimi dati che si possono leggere con il proprio cellulare con delle applicazioni oppure con i lettori Rfid o Nfc, tecnologie ormai standard. I dati sono assolutamente sicuri, non clonabili. Si rischia molto meno che portare bancomat e carte nel portafoglio. Il dispositivo è passivo, non ha batteria, non contrasta con apparecchiature mediche a cominciare dalla risonanza magnetica». «Il microchip è inserito attraverso un particolare applicatore sterile con scadenza - illustra Battocchio - viene applicato tra pollice ed indice, zona senza terminazioni nervose. Pomata anestetizzante locale, poi c'è l'applicazione che dura poche decine di secondi, come quella per i brillantini al naso. Si può togliere sempre, facendo una piccola incisione». «Se avrà successo? Anche smartphone e tablet all'inizio erano guardati con sospetto conclude Morosin - ora non riusciamo più a farne a meno». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino