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MESTRE - «La tragedia peggiore è stata sopravvivere all'incidente perché ho perso tutto, mia figlia e i miei nonni». A parlare è Kateryna Morozova, la 43enne ucraina sopravvissuta alla strage del bus ma che in quel maledetto 3 ottobre ha perso entrambi i genitori e la figlia di 12 anni.
In attesa dei risultati delle perizie sulla strage del cavalcavia in cui hanno perso la vita 21 persone, Kateryna racconta quegli istanti di terrore. La donna, che con la famiglia era scappata dalla guerra in Ucraina e si era rifugiata in Croazia, ha perso entrambi i genitori e la figlia di 12 anni.
«Tutta la mia vita - spiega - è scomparsa in un istante e purtroppo mi ricordo quell’inferno come se fosse ieri. Mia figlia era seduta nei sedili posteriori coi nonni.
Le richieste di risarcimento
Massimo Gottardo, consulente di Giesse Risarcimento Danni, spiega: «Con i nostri legali stiamo seguendo le indagini penali. Ovviamente, in questa fase non è possibile alcuna costituzione di parte civile. L’unica perizia finora depositata è l’autopsia sul conducente, per il resto rimaniamo in attesa delle altre consulenze disposte dal pubblico ministero».
«Noi assistiamo due famiglie ucraine da Cherson e tre dal Donbass - aggiunge Gottardo -. Di queste ultime, in particolare, fanno parte i genitori di tre ragazze di 30 anni, amiche d’infanzia, che si erano ritrovate a distanza di anni proprio per fare un viaggio insieme a Venezia e poi a Roma. Purtroppo, hanno trovato la morte a Mestre. Sono storie terribili. Tutte chiedono a gran voce giustizia: scappate dalla guerra, hanno trovato la morte qui da noi. Non a causa di una bomba o di una mina anti-uomo ma a seguito di un incidente stradale sulle cui responsabilità penali sta indagando la Procura. Oltre alla tragedia che hanno vissuto, queste famiglie devono convivere dei disagi fortissimi perché da oltre due anni sono costrette a vivere all’estero, lontane dal loro paese, con tutte le difficoltà immaginabili anche in termini di cure. Kateryna, ad esempio, che ha riportato fratture gravissime, tra cui quelle del bacino, delle vertebre cervicali e dorsali, e del piede, si trova a 40 chilometri dall’ospedale più vicino ed è sola. Non serve aggiungere altro».
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