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MESTRE - Una città senza pace. Di notte di sicuro. Quando in alcune vie diventa una sorta di terra di nessuno dove vige la legge del più forte sullo sfondo dello spaccio e del consumo di droga. Ma non solo. Sabato sera ad alta tensione in uno dei fronti più caldi del quartiere Piave, dove i residenti sono ormai esasperati e a ogni suono di sirena pensano subito al peggio. Due le risse che hanno visto l’intervento delle forze dell’ordine. Una proprio in via Montello, quella dove le Ferrovie dello Stato, proprietarie dell’edificio all’angolo con via Dante, hanno deciso di installare un’inferriata a difesa del condominio. È proprio lì nei pressi di piazzale Bainsizza, che poco dopo la mezzanotte, si sono precipitati polizia e Suem a seguito della segnalazione di una lite furibonda. Tanto che inizialmente si era sparsa la voce che addirittura ci fosse stato un accoltellamento. A picchiarsi di santa ragione alcuni cinesi: due in particolare, di trenta e 35 anni, si sono affrontati brandendo forse delle bottiglie: e uno ha riportato una ferita alla testa. Medicato sul posto è stato identificato insieme al connazionale. L’altra rissa, qualche ora più tardi, in via Parini (laterale molto piccola di via Bembo) tra nigeriani e tunisini con ogni probabilità sullo sfondo del mercato della vendita al dettaglio di eroina.
LE REAZIONI
Il nuovo recinto è quello del condominio delle Ferrovie tra via Dante e via Bainsizza, uno dei luoghi più martoriati dalla piaga della droga nel quartiere.
I CONTRARI
«Capisco chi si rinchiude in casa per proteggersi, perché l’esasperazione è alle stelle, ma non può essere questa la soluzione – afferma Fabrizio Preo, volto storico del Gruppo di lavoro della zona, tra i fondatori, una dozzina d’anni fa, della cena di quartiere da poco replicata con successo –. I cittadini fanno così perché sentono di doversi arrangiare, ma di questo passo stiamo arrivando all’apartheid. Ho amici che non mi vengono più a trovare perché hanno paura a frequentare un quartiere blindato. Ringrazio le forze dell’ordine, ma bisogna lavorare sulle comunità, la comprensione e l’integrazione». Secondo Preo oltre alla repressione è necessario fare di più sul fronte della prevenzione: «È mai possibile che arrivino tutti a Mestre, anche da altre città? Alcuni consumatori li conosciamo bene. Come la giovane che fa da mediatrice: vendendo cinque dosi, dai pusher ha quella gratis per lei… Questa è una fotografia emblematica di cosa sia il rione Piave».
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