VENEZIA I contagi e i decessi rimangono costanti, ma la flessione nei ricoveri e nei casi positivi adesso si vede. Troppo presto per dare per certo che la lotta al Covid-19 abbia...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Le ultime due vittime di ieri sono entrambe del capoluogo: Giovanni Ceolin, 89 anni, di Favaro, e Laura Inhoff, una donna di 81 anni di Mestre. Il primo, residente in via Annia, è morto all’ospedale Covid di Dolo mentre la seconda è deceduta a Mirano. Le ultime due croci riportano d’attualità il caso mestrino: su un totale di 190 vittime nel Veneziano a cui è stato diagnosticato il coronavirus, 42 sono di Mestre: un rapporto di uno su quattro. Di queste 11, un ulteriore quarto, provengono da Favaro: il quartiere è stato particolarmente flagellato dall’emergenza sanitaria.
BOLLETTINO DI GUERRA
Il bollettino di guerra è iniziato il 2 marzo, con Umberto Pavan, 79 anni, fruttivendolo in pensione del mercato di via Fapanni. Poi è stata la volta di Luciano Carniato, 79enne di
Favaro, cardiopatico, a una settimana di distanza, il 9 marzo. Sempre di Favaro, scomparso il 10 marzo, il 98enne Giuseppe Gaiotto e Mario Trevisan, 78 anni, morto dieci giorni più tardi. Nel mezzo, altri due anziani di Mestre: un 88enne e un 82enne, morti a Mestre rispettivamente l’11 e il 12 marzo. Il 19 marzo, l’elenco si è allungato con il 55enne Raul Ziliotto, anche lui cardiopatico e diabetico. E ancora: Lucia Lionello, 81enne di Corso del Popolo, Francesco Scaramuzza, il più giovane con i suoi 52 anni, Eugenio Stefani, 73 anni, Paolo Gatto, 84 anni, Camillo Carraro, 62 anni, e Giancarlo Castagna, 80 anni.
LA CGIL PREDICA CALMA
IL clima di quasi “fine emergenza” preoccupa molto la Cgil. «Siamo in una fase in cui il virus non è assolutamente debellato - commenta il segretario della funzione pubblica, Daniele Giordano - e i cittadini devono poter tornare a fruire appieno dei servizi socio sanitari». Il sindacato chiede, inoltre, che la Regione ripensi il ruolo dei pronto soccorso: «Non è pensabile che i cittadini siano di nuovo costretti a recarsi in queste strutture per i loro bisogni di salute perché non riescono a trovare una sanità diffusa e ramificata che prenda in carico i loro bisogni. E’ bene essere seri e comprendere che tutto non potrà tornare come prima perché ad esempio per utilizzare determinate protezioni i tempi di lavoro si allungano, perché il distanziamento non facilita un’organizzazione ordinaria dei servizi e perché ritornare a garantire i bisogni di salute convivendo con un virus come questo non è assolutamente ordinario».
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino