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MESTRE - Almeno una cosa finora non gliel'ha mai negata nessuno: la solidarietà. Perché è innegabile che quello della Carrozzeria Moderna, vittima di venti tra furti e raid vandalici nel giro di sette anni, sia un caso ai limiti del paradossale. Una vicinanza servita, come spesso accade, con un contorno di immancabili promesse, arrivate da ogni livello istituzionale: sindaco, questore, ministro dell'Interno. Tutto inutile: Paolo Favaretto, patron della storica officina di via Giustizia a Mestre, continua a subire sgradite visite notturne. Stanco di questo (poco invidiabile) record di incursioni, ha deciso di scrivere al vertice della piramide: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
LA LETTERA
Una paginetta inviata via Pec alla posta certificata del Quirinale per spiegare al capo dello Stato la sua situazione. «Ho gestito per anni questa attività - scrive - l'ho vista crescere, offrire lavoro a tante famiglie, e l'ho lasciata con orgoglio a mio figlio. Vederla smantellare pezzo dopo pezzo dall'abbandono di un quartiere, dalla microcriminalità continua e ostinata, mi uccide. Cosa chiediamo? Solo l'applicazione delle leggi e della Costituzione: vogliamo che venga tutelato il nostro diritto al lavoro e alla sicurezza».
OFFICINA NOTISSIMA
L'officina Carrozzeria Moderna è un'istituzione dalla città, la prima visura risale al 1952. Favaretto l'ha rilevata nel 1989 e, passo dopo passo, è riuscita ad ampliarla fino a farla diventare una potenza: 300mila clienti e una ventina di dipendenti.
«TELECAMERE SU SCHERMO»
In via Giustizia, per il caso Favaretto, ci sono passati un po' tutti. Aveva iniziato il sindaco Luigi Brugnaro, poi l'anno scorso era arrivato anche il questore Maurizio Masciopinto. Nel 2015, il ministro dell'Interno Angelino Alfano aveva inserito la Carrozzeria Moderna tra le tappe del suo tour della sicurezza nel Veneziano. La lettera a Mattarella è l'ultimo atto, ma Favaretto pensa già ad alzare il tiro delle proprie misure di sicurezza. «Amplieremo il parco della videosorveglianza, metteremo telecamere ovunque - spiega - la mia idea è anche quella di installare un maxi schermo gigante in cui proiettare h24 le immagini delle telecamere. Se non funzionerà nemmeno questocominceremo a tenere aperto anche di notte: dormiremo qui. Qualsiasi cosa pur di mettere fine a questo assurdo tiro al bersaglio».
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Il Gazzettino