Bullismo alle scuole medie: ragazzina 12enne picchiata da due compagne

Bullismo alle scuole medie: ragazzina 12enne picchiata da due compagne
MESTRE - È stata il bersaglio dei bulli (anzi, delle bulle) per tutto l’anno. E in un’età fragile, di cambiamenti e di passaggio dall’infanzia alla...

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MESTRE - È stata il bersaglio dei bulli (anzi, delle bulle) per tutto l’anno. E in un’età fragile, di cambiamenti e di passaggio dall’infanzia alla preadolescenza, quelle violenze hanno lasciato il segno, soprattutto perché avvenute in un ambiente che dovrebbe essere tra i più tutelati in assoluto: la scuola. Per una dodicenne, studente al primo anno delle medie in un istituto mestrino, l’incubo è iniziato fin dal primo giorno. Da quando, cioè, quelle due ragazzine, una coetanea e un’altra più grande, di terza, l’hanno puntata. 

 
Nessuna ragione, nessuno screzio, nessun litigio iniziale. Una prevaricazione pura e semplice, protratta nei mesi e accompagnata da un’escalation di pressioni e violenze, fisiche e psicologiche: dalle maldicenze agli insulti, dalle minacce ai pestaggi. I genitori hanno aspettato un provvedimento della scuola prima di portare la questione davanti a un giudice, ma nonostante le segnalazioni ripetute e gli incontri con dirigente scolastica e insegnanti, la situazione non è mai cambiata. E così, il 19 aprile scorso, è stata formalizzata la denuncia dai carabinieri. La dirigente scolastica, ieri in un’altra sede, contattata tramite segreteria non ha rilasciato dichiarazioni. 
INSULTI E MINACCE
«Mia figlia non conosceva quelle due ragazze, non frequentano la sua classe- racconta la madre - il primo giorno è andata a presentarsi, per fare amicizia. La reazione? Sono cominciate le malelingue. “È una facile”, “è una p...”. Voci che pesano come macigni per una dodicenne». 
La mamma, d’impulso, vuole intervenire subito ma la ragazza la ferma. Preferisce risolvere da sola quella questione, per evitare di peggiorare la situazione passando da spia. «Ma le cose non sono migliorate, anzi. Hanno alzato il tiro, passando agli insulti. Faccia a faccia, diretti e brutali». 
Dopo un mese, la dodicenne decide di rivolgersi ai professori. «Ma la situazione non è migliorata. E così a novembre sono andata a parlare con gli insegnanti. Mi hanno assicurato che sarebbero intervenuti subito». Le due ragazze vengono convocate con la dodicenne, c’è un incontro con gli insegnanti: una delle due scoppia a piangere e chiede scusa. Tutto e bene quel che finisce bene? Nemmeno per sogno. Già dal giorno successivo, partono le minacce: “Non ti far vedere più a scuola”, “ti uccidiamo”, “non meriti di vivere”. 
L’AGGRESSIONE
«E quel che è peggio, è che qualche ragazzino, ha riferito a mia figlia che le bulle stavano preparando un’imboscata per “fargliela pagare”». Intanto, la vicenda comincia ad avere le prime ripercussioni anche nell’ambito scolastico. 

La dodicenne non vuole più andare a scuola, le assenze si moltiplicano e il suo rendimento, inevitabilmente, cala. Si arriva al 25 febbraio, quando la dodicenne, all’uscita di scuola, viene raggiunta dalle due. La più grande la colpisce con uno schiaffo in faccia, la più piccola replica con un pugno che le fa sanguinare il naso. Intervengono tre amiche per separarle. «Mia figlia si è allontanata piangendo, non ha reagito. Io sono andata a parlare con gli insegnanti il giorno dopo, ma mi hanno risposto che non avrebbero preso provvedimenti, perché l’aggressione era avvenuta fuori dall’istituto. Io ho spiegato che la dinamica che aveva portato a questo epilogo era lunga, ed era iniziata proprio tra le mura scolastiche». A marzo, la scuola decide di correre ai ripari, obbligando i genitori della più piccola delle bulle a venire a prendere la figlia all’uscita da scuola. Un mese più tardi, però, lo stesso provvedimento viene applicato anche alla vittima. «E così rimangono da sole, nell’atrio, ad aspettarci. E lì continuano le frecciatine, le prese in giro, gli insulti». Stanchi, i genitori della dodicenne, decidono di non attendere oltre e, il 19 aprile, vanno dai carabinieri e sporgono denuncia. «Abbiamo chiesto la revoca di quest’ultimo provvedimento, ma niente. Manca un mese alla fine dell’anno scolastico - conclude la madre - e mia figlia ha perso il sorriso». 
Davide Tamiello Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino