MESTRE - Il boss ha quasi 19 anni e vive ad Altobello. È figlio di una coppia mista, papà italiano e mamma sudamericana. È lui il capo della baby-gang che...
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Sono una trentina in tutto questi ragazzotti che considerano Mestre e Venezia il loro territorio di caccia. Hai bisogno di un nuovo I-phone? Lo prendi al primo che passa per strada e se non vuol mollare l'osso, lo riempi di botte. Hai sete? Entri nel primo negozio di bengalesi che trovi e ti prendi quello che vuoi. Magari all'unico scopo di farti un selfie. Del resto i loro profili social sono eloquenti, a cominciare da quello dell'ormai quasi diciannovenne di Altobello, il quale si definisce il boss sui social media. Pensare che non andava nemmeno male a scuola, anche se è vero che aveva dato subito problemi. Ma lui e anche altri tutto sommato riuscivano a restare a galla e a barcamenarsi in famiglie che fanno fatica a tenere insieme i pezzi. Poi l'anno scorso è scattato qualcosa nella testa del ragazzo, che ha cominciato ad aggregare attorno a sé tanti altri come lui. Ragazzi disadattati, alle prese con una vita che non sanno da che parte prendere perchè hanno solo esempi negativi davanti ai loro occhi. E così sono iniziati i furti e le rapine, gli assalti ai bengalesi, considerati i paria della società e le bravate da Coin. E siccome è da un anno e passa che non succede loro nulla, hanno ben pensato di alzare l'asticella della sfida con le forze dell'ordine. Adesso si fermeranno? Ci sarebbe bisogno di un intervento coordinato, di repressione e di recupero, come continuano a scrivere nei loro rapporti Polizia e Vigili urbani. Recupero dei ragazzi e delle famiglie, ma è un lavoro lento e difficile, che richiede risorse e invece in città è ormai passata l'idea che la repressione sia sufficiente.
Maurizio Dianese Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino