Istrana, il mercato compie cent'anni. La famiglia Basso c'era dall'inizio: «Il nostro banco tramandato tra le generazioni»

Istrana, il mercato compie cent'anni. La famiglia Basso c'era dall'inizio
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ISTRANA (TREVISO) - Il Mercato di Istrana ha compiuto cent'anni. Una storia lunga, non priva di battute d'arresto, l'ultima a causa del Coronavirus, la più cruenta negli anni Quaranta durante la Seconda Guerra mondiale quando la piazza subì martellanti bombardamenti aerei e il paese ospitò tre insediamenti militari: i repubblichini di stanza nelle scuole elementari, i tedeschi a Ca' Celsi e i cecoslovacchi vicino a Villa Moretti. L'apice si raggiunse il 29 aprile del 1945: la piazza del mercato divenne campo di battaglia fra i tedeschi in ritirata da Padova e la V Armata americana che avanzava da Vicenza.

Il mercato come centro di aggregazione

Per il resto il mercato settimanale ha sempre svolto la sua funzione ormai secolare di centro di compravendita, soprattutto dei prodotti della terra e degli allevamenti locali, oltre che di aggregazione. Tra gli espositori ci sono anche i discendenti di quel primo storico mercato di cent'anni fa, come i Basso, che provengono da Campigo. Il pioniere della famiglia è stato il bisnonno, seguito dall'attuale nonno Giancarlo, tuttora vegeto, e ora dal figlio Matteo che è l'elemento operativo, circondato dai familiari più stretti. L'attività della famiglia Basso si snoda in quattro località della provincia: Montebelluna, Ponte di Piave, Negrisia e, appunto, Istrana. «Ma Istrana è il mercato a cui siamo più affezionati. La nostra è una presenza tramandata negli anni e che ha lasciato il segno: ogni volta che veniamo qui troviamo persone che conoscono bene noi e anche i nostri predecessori. A volte non c'è neppure l'impressione di vendere un prodotto, ma semplicemente di fare delle cose insieme». Il segreto del mercato di paese, dove vive ancora quel rapporto interpersonale che spesso viene perso nelle città o nelle platee più grandi.

Di generazione in generazione, una storia secolare

Il mercato, dicevamo, è sorto nel 1922 e fu fondato e finanziato dal cavalier Cesare Lattes, padre di Bruno, avvocato e ultimo titolare dell'omonima villa. Per tale motivo Cesare venne insignito di un'ambita onorificenza. Il mercato decollò sull'onda dell'inaugurazione della fiera comunale che si tenne per incrementare il commercio del bestiame, come attestato dal decreto prefettizio di allora. Per determinate provviste o in caso di particolari emergenze, all'epoca si ricorreva ai mercati di Badoere o Montebelluna: 15 chilometri su polverosi percorsi rigorosamente fatti in bicicletta o al massimo con la "mussa" per procurarsi "pitussi" oppure oche, che spesso risolvevano esigenze quotidiane di sopravvivenza. Poi, negli anni Cinquanta vi fu un rilancio, anche attraverso manifestazioni ciclistiche che videro in lizza i maggiori corridori trevigiani dell'epoca: Grosso, Roma, Pinarello, Cremonese e altri. Ma l'elemento decisivo è stato il trasferimento dell'area del mercato, avvenuto anni fa. Il primo insediamento si trovava nella parte est di piazza Roma, poi finì nella vicina via San Pio X. Si temeva un fallimento invece fu l'inizio di un ritrovato successo, tanto che il mercato si allargò anche a via Europa. La continua richiesta di spazi portò a un ulteriore trasferimento, tanto che dal 2003 il mercato ha trovato la sua definitiva collocazione nella "nuova" piazza Franceschetti. Qui, con l'andare del tempo, si sono aggregate nuove bancarelle, anche da fuori paese e ogni giovedì mattina si assiste al gioioso assalto dalle massaie, e non solo, di Istrana e dintorni che ricorda l'importanza di un'attività settimanale ormai diventata istituzione.

 

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Il Gazzettino