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PORTO TOLLE - Medicina di gruppo di Porto Tolle nel caos per le dimissioni della dottoressa Matilde Giordani. «La situazione che sarebbe già critica in condizioni di normalità, in corso di pandemia e corrispondente campagna vaccinale, appare insostenibile dice la vicesindaco Silvana Mantovani -. I 4 medici di base attivi operano da mesi su un numero di cittadini di molto superiore al massimale consentito e dal 14 aprile devono rispondere ai bisogni dei pazienti rimasti scoperti. Ricordo che oltre alle prestazioni consuete, i medici devono oggi cimentarsi nella produzione e compilazione di un ingente numero di documenti necessari alle vaccinazioni dei loro assegnati, oltre che nella somministrazione dei test rapidi. È facile intuire gli intoppi che possano derivare da questo affanno lavorativo».
RISCHIO COLLASSO
La sanità portotollese era già stata messa a dura prova dalla scomparsa per Covid del dottor Wilmer Boscolo e dal pensionamento ad inizio 2021 del dottor Sandro Fioravanti.
INTERRUZIONE IMPROVVISA
In base a quanto racconta l'amministrazione in una nota la dottoressa avrebbe interrotto improvvisamente la propria attività nel centro e negli ambulatori di Tolle e Polesine Camerini lasciando 1.500 pazienti senza medico. Di fatto ora 4 medici dovranno seguire 9.400 pazienti, aumentando ulteriormente il carico delle loro liste che era già stato portato a 2.000. Il quadro che si è venuto a creare è stato denunciato alla dirigenza dell'Ulss5 come si legge nello scritto: non appena scoperto che, senza alcun preavviso, la dottoressa Giordani aveva affisso alle porte degli ambulatori periferici in carico a lei un messaggio che riferiva la sua assenza per motivi di salute per alcune settimane, scaricando i bisogni dell'utenza ai 3 medici della Medicina di gruppo a cui aveva preannunciato le dimissioni, interrompendo di fatto l'attività il 14 aprile. Una situazione paradossale cui l'amministrazione chiede una soluzione: «Confidiamo nel pronto intervento dell'azienda sanitaria conclude il sindaco Roberto Pizzoli -. Pur riconoscendo il problema della mancanza di personale sanitario non solo a livello regionale, ma nazionale, non possiamo esimerci dall'accendere i riflettori sulla drammaticità della situazione».
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Il Gazzettino