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MASER - Nadia Positello è morta martedì scorso, tra le braccia del marito, dopo una inutile corsa al pronto soccorso dell’ospedale di Montebelluna. E lo scorso 27 settembre si era recata, sempre con il marito, a fare la prima dose del vaccino anti Covid nel centro di Vedelago. Se ci sia correlazione tra la morte e l’inoculazione del vaccino lo stabilirà la Procura del Tribunale di Treviso che ha aperto un’inchiesta e ha indagato il medico di base della donna. Lunedì mattina il pubblico ministero, Daniela Brunetti, affiderà l’esecuzione dell’autopsia.
Morta dopo il vaccino: esposto della famiglia
Intanto la famiglia, che risiede a Maser, ha presentato un esposto da cui si evince che la donna, 49 anni, che lavorava nella gelateria familiare a Crespignaga, aveva già sofferto di tromboflebiti ma, rivoltasi al suo medico di base, lo stesso le avrebbe consigliato di sottoporsi al vaccino per evitare problemi di salute nel caso in cui si fosse ammalata di Coronavirus. Cosa che ha puntualmente fatto e le è stata inoculata la prima dose di Pzifer.
I dubbi
Ma quando Nadia Positello racconta tutto ciò al medico vaccinatore quest’ultimo -secondo l’esposto presentato dai familiari- avrebbe espresso seri dubbi sull’opportunità di fare il vaccino, tanto che si sarebbe confrontato con un altro medico, chiedendo lumi sul da farsi. Salvo, poi, superare la perplessità iniziale e dare il via libera alla vaccinazione. Da quel momento il marito riferisce che Nadia “si sente macare il respiro e accusa una strana debolezza”. Sintomi che con il passare dei giorni si acuiscono. Fino a lunedì 11 ottobre quando il marito la accompoagna al pronto soccorso e vi arriva priva di conoscenza. I familiari, adesso, chiedono di sapere perchè.
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Il Gazzettino