Codognè, medico di base con 1900 pazienti. Il caso del dottor Alfonso Feis

Medico di base con 1900 pazienti. Il caso del dottor Alfonso Feis
CODOGNE’  (TREVISO) - Alfonso Feis è rimasto l’unico medico di famiglia a presidiare il centro medico di Roverbasso che negli ultimi anni ha sofferto della...

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CODOGNE’  (TREVISO) - Alfonso Feis è rimasto l’unico medico di famiglia a presidiare il centro medico di Roverbasso che negli ultimi anni ha sofferto della defezione di molti medici di base. Tra meno di un anno il Feis andrà in pensione e il futuro del centro rimane incerto. Sempre in prima linea, Feis ha continuato ad esercitare la sua professione con grande rispetto per i suoi pazienti, anche esponendosi e andando a visitarli in casa, tanto che l’anno scorso ha contratto lui stesso il virus del Covid ed è stato ricoverato per alcune settimane a Vittorio Veneto. Dal mese di marzo ne segue più di 1900, un numero record. «Per la carenza dei medici mi è stato chiesto di aumentare il numero di pazienti. Il fatto di averne assunto 1900, crea però situazioni di disagio in quanto le richieste sono diventate insostenibili. Per le troppe pretese. L’enorme numero di assistiti è dovuto al fatto che altri colleghi sono andati in pensione, altri si sono trasferiti ed oggi sono rimasto l’unico medico. I carichi sono diventati impressionanti: svolgo il mio lavoro per quattro giorni al mattino per quattro ore e due giorni al pomeriggio al centro di medicina e altri tre giorni nelle case di riposo di Cordignano e Vazzola. Quindi le visite a domicilio. Ho dato il mio numero di cellulare e la gente chiama a tutte le ore».


Come ha organizzato il lavoro?
«Ho dato il mio numero di cellulare a tutti, ma auspicherei che ne venisse fatto un uso opinato e intelligente. Le richieste sono continue sia al telefono che via WhatsApp. I pazienti mi mandano foto e richieste di visite e di diagnosi immediate, anche fuori dall’orario di lavoro. Spesso pretendono risposte subito. Visito più di 30 persone al giorno oltre a quelle che si presentano senza aver prenotato. Mi trovo ad andarmene alle 21.30 invece che alle 19.30 senza tener conto del lavoro di burocrazia da svolgere una volta rincasato».


Momenti di forte stress
«Sì, mi sento stressato. Ho attivato un’app di prenotazioni, ho una segretaria che risponde al telefono e un servizio per le ricette ripetitive e per le urgenze un servizio di prenotazione via email. Non ho fatto più di dieci giorni di ferie quest’anno per la difficoltà a trovare chi mi sostituisce».


Come risolvere il problema?
«I pazienti debbono sapere quali sono i loro diritti ma anche i loro doveri. Il rispetto degli orari, ad esempio. Ricevo più di cento telefonate al giorno anche quando lo studio è chiuso. La mia non vuole assolutamente essere una guerra contro i pazienti, ma ci vuole una reciproca migliore comprensione altrimenti con il carico di lavoro e le pretese dei cittadini si arriva al caos. Senza contare le pratiche burocratiche che devo svolgere quando torno a casa. Inizio alle 8 del mattino e finisco ben oltre le 20 della sera, azzerando così la mia vita privata».


Ha detto che le mancano dieci mesi alla pensione. Cosa succederà poi?


«Ho dato già la mia disponibilità a continuare laddove fosse possibile per ulteriori due anni. Ma voglio sottolineare che è necessario utilizzare i mezzi messi a disposizione online dal medico. Serve un nuovo rapporto medico paziente. E bisogna ridurre il carico burocratico in capo al medico».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino