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VENEZIA - Continua l'esodo dei medici dell'Ulss 3 Serenissima verso i privati e verso la libera professione. Si dimettono da dipendenti, in servizio negli ospedali, per mettersi in proprio, perché guadagnano di più e vivono meglio. Personalmente ne ho contezza diretta di una dozzina nell'ultimo biennio segnato dalla pandemia. Ma i numeri sono di sicuro superiori, dice Giovanni Leoni che, oltre ad essere presidente provinciale e vicepresidente nazionale dell'Ordine dei medici, è anche segretario del Cimo Veneto, il sindacato dei medici ospedalieri. Si tratta di specialisti di qualsiasi età e di qualsiasi branca. Qualcuno che ne ha i requisiti preferisce andare a fare il medico di base. La stessa azienda sanitaria conferma che sono in atto molte uscite. Abbiamo due dati incontrovertibili: il numero delle ferie arretrate e il numero degli straordinari che dopo le 250 ore non vengono neanche pagati afferma Leoni che è chirurgo al Civile di Venezia . Questo perché la carenza di personale è strutturale, cronica. Basti dire che se nel 2018 in tutto il Veneto mancavano almeno 1.300 medici assunti a tempo indeterminato, tre anni dopo ne mancano all'appello altri 500. Tutto questo significa che la gente rimasta a lavorare sta sempre peggio e chi può se ne va.
COMBINAZIONE DIABOLICA
Da due anni, poi, è subentrata quella che si potrebbe chiamare la combinazione diabolica: alla coperta corta degli organici, determinata da errori nella programmazione statale che si trascinano non da ieri ma da anni, si è aggiunta l'emergenza Covid con un consistente incremento dei carichi di lavoro, almeno per alcuni reparti.
IL PUBBLICO NON ATTRAE
Il settore pubblico è diventato meno attrattivo. Tanti colleghi validissimi scelgono il privato perché vanno a stare meglio, ma il paziente per curarsi deve pagare. Una sorta di privatizzazione della sanità, come denunciato anche in questi giorni dai sindacati, che preoccupa Leoni: In prospettiva avremo una carenza di organici ancora peggiore e certe strutture rischieranno di implodere. Oggi si parla molto delle cooperative, ma senza di esse non si va avanti. Il fatto è che impiegano medici senza specializzazione perché non è richiesta. Quale, dunque, la possibile cura, giusto per rimanere in termini di salute? Teniamoci stretti i medici che ci sono sostiene Leoni e per farlo non c'è alternativa: bisogna pagarli molto di più e migliorarne le condizioni di lavoro. Solo così riusciremo ad avere più persone in servizio, che staranno meglio e lavoreranno meglio, a tutto beneficio della qualità del sistema sanitario e della presa in carico dei malati.
Il Gazzettino