OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
VENEZIA - In Veneto ci sono 10.200 operatori sanitari tra medici e infermieri che non si sono vaccinati contro il Covid. Non si sa se non hanno potuto o non hanno voluto farsi il vaccino. Si sa che rappresentano il 15% degli oltre 60mila sanitari veneti compresi ospedalieri, medici sul territorio, addetti nelle strutture socio-sanitarie, nel settore pubblico, privato, convenzionato. La responsabile della Prevenzione della Regione, Francesca Russo, che con l'assessore Manuela Lanzarin ha fornito i dati, annuncia che sarà fatta «una verifica in ogni azienda»: «Potrebbero aver avuto dei problemi nella prenotazione o essere stati impediti per vari motivi. Ci sarà un recall. Alla fine vedremo chi si è rifiutato». E che, con il nuovo decreto legge approvato ieri dal Governo di Mario Draghi, non potranno più rifiutarsi pena la sospensione dello stipendio. Intanto si registrano nuovi focolai: dopo Belluno e Treviso anche ad Auronzo di Cadore. Non solo: le Ulss cominciano a segnalare il personale no-vax ai rispettivi ordini professionali e, succede a Treviso, valutano addirittura di stracciare le convenzioni con i medici di base che rifiutano il siero.
LA SEGNALAZIONE
A Treviso due infermieri no-vax sono stati segnalati all'Ordine. L'Ulss invoca infatti l'obbligo vaccinale per il personale sanitario e nel frattempo apre la strada alla sospensione, con il taglio dello stipendio, agli operatori che dicono di no al vaccino anti-Covid: chi rifiuta l'iniezione, senza un valido motivo, viene trasferito fuori dai reparti degli ospedali per ridurre il rischio di focolai tra i pazienti e poi segnalato all'Ordine di appartenenza. È la stretta messa a punto in attesa del decreto per la vaccinazione obbligatoria del personale sanitario, arrivato poi ieri sera. «Aspettiamo come una manna dal cielo che si decida che chi lavora in sanità, nel sociale e con persone fragili ha l'obbligo morale ed etico di vaccinarsi spiegava Francesco Benazzi, direttore generale dell'Ulss 2 Marca trevigiana .
LE RSA
Anche le case di riposo attendono una legge nazionale per capire come muoversi nei confronti degli operatori che non si vogliono vaccinare. Proprio nel trevigiano sono appena esplosi tre focolai in altrettante case di riposo, per un totale di 20 contagiati (14 anziani), tra Treviso, Fregona e Conegliano. E in tutti e tre i casi il contagio è arrivato attraverso personale non vaccinato. A Fregona, in particolare, non si era vaccinato nemmeno il medico in servizio nella struttura. Nelle Rsa, però, le sospensioni sono ancora più complicate per la carenza di personale. «Il governo e il Parlamento devono prendere una decisione e anche la politica del nostro territorio deve gettare la maschera, rivedendo certe posizioni assunte nel tempo sottolinea Marta Casarin, segretaria generale Fp Cgil di Treviso -. Molti invocano la linea dura nei confronti dei lavoratori. Ma la politica sta a guardare, con il rischio di decisioni discrezionali e discriminatorie in assenza di una norma che regoli con chiarezza una materia così delicata. In assenza di obbligatorietà, non è possibile che i lavoratori che rifiutano il vaccino cambino mansione, cosa che solo poche case di riposo potrebbero attuare. Il rischio è di sguarnire il servizio di assistenza e di cura. I lavoratori, spesso non no-vax ma solo impauriti, hanno rischiato la vita dell'ultimo anno e non meritano la gogna né, tanto meno, di vedersi cacciare dal proprio posto di lavoro».
BELLUNO
Un focolaio si è verificato nell'ospedale di comunità di Auronzo di Cadore. Nove pazienti su sedici ricoverati e due operatori sociosanitari (oss) su un totale di dieci sono risultati positivi al coronavirus. Dalle prime verifiche risulta che all'ospedale ci siano dei dipendenti che non sono stati vaccinati, la maggior parte per motivi di salute, altri per scelte personali. I due oss contagiati risulterebbero tra i non vaccinati.
Leggi l'articolo completo suIl Gazzettino