OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il numero fa riflettere: nel 2022 le aziende sanitarie e ospedaliere del Veneto, a causa della grave carenza di camici bianchi nelle strutture pubbliche, hanno appaltato 42.061 turni alle ditte esterne. «La mancanza degli specialisti durerà ancora tre o quattro anni, nel frattempo dobbiamo cercare di governare il fenomeno delle cooperative, ma non è facile per il servizio pubblico competere con il mercato privato», dice Patrizia Bonesso, direttore dell'unità monitoraggio dotazioni, fabbisogni e costi della Regione. «Eccoci qua, spesso additati dai media come i "cattivi" del sistema, quando invece cerchiamo di contribuire ad affrontare le difficoltà e siamo i primi ad auspicare una regolamentazione del settore», ribatte Matteo Zanella, anestesista diventato imprenditore. Le due facce di una medaglia che in Pronto soccorso vale 100 euro all'ora, ma in Rianimazione può arrivare anche a 130, si incontrano a Mestre nel convegno promosso dall'Ordine provinciale dei medici di Venezia, guidato da Giovanni Leoni.
SFORZI E CRITICITÀ
Un confronto franco, che mette in fila sforzi e criticità, particolarmente evidenti in quella che è considerata la trincea degli ospedali, come rimarca Biagio Epifani, presidente veneto della Società italiana medicina di emergenza urgenza: «Burnout dei medici, remunerazione bassa, aggressività dei pazienti. Il risultato è che il 40% delle borse di specializzazione va deserto. Così a gestire i codici bianchi finiscono giovani neo-laureati, specializzandi anche in tutt'altre discipline come ad esempio Anatomia patologica, specialisti a gettone». I professionisti che non si fanno assumere a tempo indeterminato (all'ultimo concorso, Azienda Zero ne cercava 154 e ne ha trovati 37), preferiscono infatti venire ingaggiati a chiamata.
LIMITE E SICUREZZA
Prende la parola Zanella. Dopo la specializzazione in Anestesia a Padova e un secondo master in corso all'Università La Sapienza, ma soprattutto dopo dieci anni alla centrale operativa del Suem 118 a Treviso, ora il professionista rappresenta due dei principali fornitori di "gettonisti" per la sanità pubblica. Da un lato è l'amministratore delegato di Mst Group Srl, attivo in Veneto (ma anche in Sardegna) in 9 ospedali, con 66 specialisti che prestano mediamente 5.844 ore mensili; dall'altro è il direttore sanitario di Castel Monte Onlus, presente in 13 strutture, a cui garantisce ogni mese circa 6.100 ore di medici, 12.000 di infermieri, 5.200 di soccorritori e 14.000 di autisti. «Ben venga il tetto dei 100 euro orari per le gare d'appalto in Pronto soccorso afferma l'imprenditore deciso dal Veneto per rendere competitiva la richiesta di prestazioni aggiuntive ai dipendenti. Bisognerebbe anzi che pure le altre Regioni avessero un limite analogo, altrimenti va finire che scappano pure i medici a chiamata, per esempio in Piemonte dove guadagnano anche 150 euro all'ora. L'opinione pubblica deve però sapere che in quei 100 euro, pagati dall'Ulss alla società o alla cooperativa, non c'è solo il compenso per il medico, ma sono compresi anche la formazione, l'apparato amministrativo, i dispositivi di protezione individuale, per cui generalmente al professionista vanno 70 euro, di cui poi gliene restano in tasca solo 35-40 fra tasse e assicurazione». Ma evidentemente l'ingaggio a gettone viene comunque preferito all'assunzione in pianta stabile. «Viene data priorità alla qualità della vita chiarisce Zanella per cui si lavora 10-15 giorni o notti al mese. Siccome teniamo alla sicurezza dei pazienti, oltre che alla serenità dei professionisti, cerchiamo di favorire nuclei stabili, concentrando i turni del singolo medico nella stessa struttura. L'auspicio è che interni ed esterni imparino a lavorare sempre di più insieme, perché fra pensionamenti e dimissioni non credo che la carenza di medici sarà risolta in tre o quattro anni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino