Sanità e gettonisti, così il Veneto ingaggia gli "introvabili": «Bene il tetto di 100 euro»

La Regione: «Dura competere con le coop se non possiamo usare le risorse avanzate»

Domenica 19 Marzo 2023 di Angela Pederiva
Sanità e gettonisti, così il Veneto ingaggia gli "introvabili"

Il numero fa riflettere: nel 2022 le aziende sanitarie e ospedaliere del Veneto, a causa della grave carenza di camici bianchi nelle strutture pubbliche, hanno appaltato 42.061 turni alle ditte esterne. «La mancanza degli specialisti durerà ancora tre o quattro anni, nel frattempo dobbiamo cercare di governare il fenomeno delle cooperative, ma non è facile per il servizio pubblico competere con il mercato privato», dice Patrizia Bonesso, direttore dell'unità monitoraggio dotazioni, fabbisogni e costi della Regione. «Eccoci qua, spesso additati dai media come i "cattivi" del sistema, quando invece cerchiamo di contribuire ad affrontare le difficoltà e siamo i primi ad auspicare una regolamentazione del settore», ribatte Matteo Zanella, anestesista diventato imprenditore.

Le due facce di una medaglia che in Pronto soccorso vale 100 euro all'ora, ma in Rianimazione può arrivare anche a 130, si incontrano a Mestre nel convegno promosso dall'Ordine provinciale dei medici di Venezia, guidato da Giovanni Leoni.


SFORZI E CRITICITÀ


Un confronto franco, che mette in fila sforzi e criticità, particolarmente evidenti in quella che è considerata la trincea degli ospedali, come rimarca Biagio Epifani, presidente veneto della Società italiana medicina di emergenza urgenza: «Burnout dei medici, remunerazione bassa, aggressività dei pazienti. Il risultato è che il 40% delle borse di specializzazione va deserto. Così a gestire i codici bianchi finiscono giovani neo-laureati, specializzandi anche in tutt'altre discipline come ad esempio Anatomia patologica, specialisti a gettone». I professionisti che non si fanno assumere a tempo indeterminato (all'ultimo concorso, Azienda Zero ne cercava 154 e ne ha trovati 37), preferiscono infatti venire ingaggiati a chiamata. Bonesso cita la testimonianza di una turnista («Mi autogestisco, guadagno di più e ho tempo per viaggiare») per spiegare la difficoltà di Palazzo Balbi nel cercare di «limitare il ricorso a esternalizzazioni che portano a una destabilizzazione del Servizio sanitario regionale». L'offerta privata è più allettante e il quadro normativo non aiuta. «Per il recupero dell'attività sospesa a causa dell'emergenza Covid specifica la funzionaria avevamo ottenuto di poter pagare le prestazioni aggiuntive dei medici dipendenti non più 60 euro all'ora, come prevede il contratto, bensì 80. Ma quella deroga è scaduta lo scorso 31 dicembre per tutto quello che non è smaltimento delle liste d'attesa. Inoltre il decreto Milleproroghe dice che le Regioni non possono usare le risorse avanzate da quel piano straordinario per remunerare gli extra, in quanto i finanziamenti vanno trovati nello 0,3% del Fondo sanitario... Ora speriamo almeno che il compenso di 100 euro all'ora per i dipendenti che accettano di fare qualche turno in più in Pronto soccorso venga inserito a livello contrattuale, altrimenti diventa un problema per le aziende tenerlo a carico dei loro bilanci».


LIMITE E SICUREZZA


Prende la parola Zanella. Dopo la specializzazione in Anestesia a Padova e un secondo master in corso all'Università La Sapienza, ma soprattutto dopo dieci anni alla centrale operativa del Suem 118 a Treviso, ora il professionista rappresenta due dei principali fornitori di "gettonisti" per la sanità pubblica. Da un lato è l'amministratore delegato di Mst Group Srl, attivo in Veneto (ma anche in Sardegna) in 9 ospedali, con 66 specialisti che prestano mediamente 5.844 ore mensili; dall'altro è il direttore sanitario di Castel Monte Onlus, presente in 13 strutture, a cui garantisce ogni mese circa 6.100 ore di medici, 12.000 di infermieri, 5.200 di soccorritori e 14.000 di autisti. «Ben venga il tetto dei 100 euro orari per le gare d'appalto in Pronto soccorso afferma l'imprenditore deciso dal Veneto per rendere competitiva la richiesta di prestazioni aggiuntive ai dipendenti. Bisognerebbe anzi che pure le altre Regioni avessero un limite analogo, altrimenti va finire che scappano pure i medici a chiamata, per esempio in Piemonte dove guadagnano anche 150 euro all'ora. L'opinione pubblica deve però sapere che in quei 100 euro, pagati dall'Ulss alla società o alla cooperativa, non c'è solo il compenso per il medico, ma sono compresi anche la formazione, l'apparato amministrativo, i dispositivi di protezione individuale, per cui generalmente al professionista vanno 70 euro, di cui poi gliene restano in tasca solo 35-40 fra tasse e assicurazione». Ma evidentemente l'ingaggio a gettone viene comunque preferito all'assunzione in pianta stabile. «Viene data priorità alla qualità della vita chiarisce Zanella per cui si lavora 10-15 giorni o notti al mese. Siccome teniamo alla sicurezza dei pazienti, oltre che alla serenità dei professionisti, cerchiamo di favorire nuclei stabili, concentrando i turni del singolo medico nella stessa struttura. L'auspicio è che interni ed esterni imparino a lavorare sempre di più insieme, perché fra pensionamenti e dimissioni non credo che la carenza di medici sarà risolta in tre o quattro anni».

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