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TREVISO - Si spera negli specializzandi. Nella Marca mancano 63 camici bianchi, tra medici di famiglia e di guardia medica. Solo quest'anno, inoltre, una sessantina di dottori attualmente in servizio andrà in pensione. Vuol dire che quasi 100mila trevigiani dovranno cambiare riferimento in ambulatorio. Trovare sostituti, però, resta molto complicato. Non ci sono abbastanza medici. Spesso non resta che affidarsi a incarichi provvisori o proprio cambiare comune. Per questo l'Usl guarda con sempre più insistenza agli specializzandi. «Contiamo molto sull'autorizzazione da parte del ministero a poter usare tutti gli specializzandi: avremmo 100 professionisti in più apre Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria oggi i medici che entrano nelle scuole di specialità di fatto non possono essere impiegati a livello territoriale. Ed è un vincolo molto pesante».
I MASSIMALI
Nei casi limite si ricorre a chi sta ancora frequentando il triennio di formazione specifica in medicina generale. Ma non si va oltre. E, stando ai numeri, i conti non tornano. La stessa Usl aveva anche proposto di fare in modo che gli specializzandi in questione potessero superare l'attuale limite di 650 assistiti. L'idea, però, al momento non ha avuto seguito.
I FONDI PNRR
L'Usl ha messo a punto un piano da quasi 45 milioni di euro, finanziamenti che in buona misura arriveranno dal Pnrr, per realizzare 16 nuovi super-ambulatori (tecnicamente case della comunità): Treviso (palazzo Moretti), Conegliano (De Gironcoli), Valdobbiadene (ex Guicciardini), Asolo (via Forestuzzo), Montebelluna (ex Inam), Castelfranco, Paese, Oderzo, Motta, Villorba, Mogliano, Dosson, Codognè, Farra, Vittorio Veneto, Pieve del Grappa. Più 5 ospedali di comunità e 8 centrali operative territoriali, dedicate in particolare alla gestione delle dimissioni protette dagli ospedali. I bandi dicono che il tutto dovrà essere realizzato nel giro di quattro anni. Cioè entro il 2026. Nei nuovi super-ambulatori troveranno posto i medici di famiglia ma anche alcuni specialisti per attività di primo livello, assistenti sociali e apparecchiature per garantire esami come radiografie ed ecografie, accertamenti cardiologici ed eventualmente anche sale attrezzate per interventi di piccola chirurgia. I medici di famiglia continueranno a essere presenti pure negli ambulatori secondari? Per l'Usl la cosa è scontata. Per i sindacati dei dottori di base, invece, è necessario aprire una discussione. Quel che è certo è che il riferimento primo dei pazienti resterà il medico di famiglia e non la struttura del super-ambulatorio in generale. «Il medico di famiglia è un riferimento. E così deve rimanere conclude Benazzi è un cuscinetto tra l'ospedale e il territorio. Oltre a curare i pazienti e a prescrivere medicinali, inoltre, è anche un po' uno psicologo: le persone che raccontano a lui cose riguardanti la loro salute che non racconterebbero a nessun altro». E questo non può essere cambiato.
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Il Gazzettino