Pensionamenti, mancano 500 medici di famiglia. La Regione: «Vincoli dalle graduatorie»

Pensionamenti, mancano 500 medici di famiglia. La Regione: «Vincoli dalle graduatorie»
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VENEZIA -  L’ultima segnalazione è arrivata ieri da Montebelluna: tre medici di famiglia indisponibili tutti insieme. «Ma il problema non riguarda solo la provincia di Treviso, perché in tutto il Veneto ne perdiamo una cinquantina all’anno, principalmente per il pensionamento», riconosce l’assessore regionale Manuela Lanzarin. Sul tema proprio la Regione ha appena avviato un confronto con i rappresentanti della categoria, già messa alla prova anche dall’obbligo vaccinale, che in caso di inottemperanza prevede la sospensione pure per i liberi professionisti convenzionati con il servizio sanitario nazionale.


I DATI
Da qualche tempo i medici di medicina generale in servizio in Veneto si erano attestati a quota 3.100. «Ma ora – dice l’assessore Lanzarin – siamo scesi a 2.884 ed entro il 2026 è prevista l’uscita di altri 800. Quando un camice bianco si ritira, il suo ambito professionale diventa una zona carente, per cui apriamo la procedura allo scopo di reclutare i medici che escono dalla scuola di formazione curata dalla Fondazione di sanità pubblica». A fine ottobre le zone carenti erano complessivamente 561, perciò è iniziata l’attività di sostituzione e ne sono state colmate 116. Questo però significa che ne rimangono scoperte 445, molte delle quali hanno anche raggiunto il massimale di 1.500 pazienti, per cui si tratta di bacini molto popolosi. «Purtroppo – riflette la titolare della Sanità – dobbiamo confrontarci con i vincoli legati alle graduatorie. Chi è nell’elenco, mantiene la propria posizione, pure se rinuncia alla destinazione. Infatti ci sono 600 medici nella lista, ma non possiamo obbligarli ad accettare una determinata sede».


L’INCONTRO


Martedì c’è stato un primo incontro fra la Regione e i sindacati, per provare a individuare qualche soluzione, quanto meno per tamponare le emergenze. «Già alcune Ulss – riferisce Lanzarin – hanno aumentato i massimali fino a 1.800 pazienti, ovviamente su base facoltativa e cioè con l’adesione del singolo medico, che decide di farsi carico di una quota di assistiti del collega andato in pensione. Il punto è che i medici ci sarebbero anche, ma molti non accettano di andare nelle zone carenti, nemmeno se fanno parte delle medicine di gruppo. Per esempio tanti preferiscono rimanere nelle Usca e fare i gettonisti, aspettando una destinazione che ritengono più consona alle loro aspettative. Su questo incide una distorsione: lo stipendio delle Unità speciali per il Covid è più alto di quello della guardia medica. Abbiamo segnalato questo ulteriore problema a livello nazionale e ci auguriamo che se ne tenga conto nella riorganizzazione della medicina territoriale».
 

 

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Il Gazzettino