Maxi-bolletta da 10 mila euro, ristoratori disperati: «Molti di noi potrebbero chiudere»

Andrea Madonna, titolare del Cocò, spiega che al caro energia si aggiunge il problema della carenza di manodopera

Andrea Madonna, titolare del Cocò
PADOVA - «Una follia per cui non servono commenti: siamo disperati». È la riflessione del titolare del ristorante Cocò in via Vigonovese, Andrea...

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PADOVA - «Una follia per cui non servono commenti: siamo disperati». È la riflessione del titolare del ristorante Cocò in via Vigonovese, Andrea Madonna, in merito all'importo della bolletta elettrica relativa a luglio 2022 recapitata in questi giorni al locale, che risulta pari a ben 10.957 euro, contro i 3.500 euro pagati a luglio 2021. Non solo. «Sono già stato informato che la prossima bolletta del gas passerà da 400 a 2000 euro - rivela l'imprenditore -. L'aumento delle materie prime sta strangolando da aprile molte partite Iva, e il settore della ristorazione è sicuramente il più sofferente, in quanto il più colpito dalla pandemia e mal risarcito».

Caro energia e carenza di manodopera

Oltre alla stangata legata all'aumento dei costi dell'energia, Madonna ricorda che il comparto è ancora alle prese col dramma della carenza di manodopera. «Da aprile ci siamo tirati su le maniche e abbiamo dovuto affrontare il primo problema, ovvero l'abbandono di moltissimi lavoratori della ristorazione, che hanno preferito cambiare settore poiché il nostro si è rivelato fragile e non tutelato - riferisce -. Forti della nostra passione abbiamo in molti aumentato le nostre ore lavorative per sopperire a questa grave mancanza di personale, e proprio all'alba di un'estate che sembrava darci un po' di speranza, da maggio gli aumenti delle materie prime ci hanno nuovamente destabilizzato, con rincari dal 10% al 30% su carne e verdure, per non parlare delle farine aumentate del 50%».

«Molti di noi potrebbero chiudere»

E poi, da giugno, il salasso elettricità e gas con aumenti rispettivamente del 100% nell'energia e del 300% nel gas. «Ora siamo tutti consapevoli che l'aumento dei prezzi al tavolo è l'ultima cosa che faremo - continua -. Invece taglieremo stipendi, perdendo ancora personale, e probabilmente molti di noi gestori di locali chiuderanno. Stando così le cose, difficile non pensare a un disegno che agevoli i grandi gruppi della ristorazione a capo di multinazionali, che vediamo sempre più presenti anche nel territorio padovano, mentre noi che siamo chilometro zero e garantiamo qualità dovremmo sopravvivere stringendo i denti con i nostri ragazzi, ai quali difficilmente potremo promettere un futuro migliore». A far crescere la preoccupazione, il timore di ulteriori rincari per gli approvvigionamenti in autunno. «A settembre si vociferano ancora aumenti maggiori e se lo Stato non provvederà vivremo una crisi economica ben peggiore di quella causata dal Covid, per cui a Padova molti chiuderanno - conclude il titolare del Cocò -. Noi dopo più di vent'anni lotteremo forti di una clientela consolidata che spero comprenda tutte le nostre difficoltà e ci stia sempre vicino, ma cosa ne sarà delle migliaia di lavoratori della ristorazione che ancora perderemo? Servono subito aiuti e un freno alle bollette, sennò a breve perderemo tantissime eccellenze nel nostro territorio, dove già nel comparto dei Colli viviamo una ecatombe di chiusure». Una situazione simile è stata segnalata anche dal titolare del ristorante Radici, Andrea Valentinetti, che mostra la differenza tra le bollette arrivate in agosto l'anno scorso e quest'anno: da 1.700 euro a oltre 9.800.

 

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Il Gazzettino