TREVISO «Mi piace ricordarti così, scherzando nel luogo che più di tutti era casa tua, il palcoscenico, con quel tuo sorriso divertito mentre giocavamo con le...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
GLI AMICIIl dolore della piazza è il dolore dei coetanei. Anche Ivan Trevisin lo conosceva bene, e spesso ne condivideva le confidenze al bar: «Ne avevamo parlato scherzandoci sopra centinaia di volte soffermandoci su dettagli assurdi, ti pago da bere di ritorno da un viaggio e tu che fai: te ne voli via per sempre! Vola libero tra i tuoi mille discorsoni». Giovanna Donini, Ricky Bizzarro, Carlo Miani: sono davvero in tanti a inviare un saluto a Massimo Borsato. Dopo un matrimonio con una designer portoghese conosciuta a Fabrica e il trasferimento in terra lusitana, Massimo era rientrato in città. Gli amici stretti hanno rivelato le preoccupazioni delle ultime settimane: ansie lavorative e l'attesa di un referto medico che lo impensieriva. Oggi è il giorno dei saluti e dei ricordi. Ma anche di qualche riflessione: «Per me - commenta Nicola Atalmi - era una conoscenza magari solo superficiale. Uno di quei volti che conosci da sempre. Una di quelle persone con cui scambiavi qualche battuta nei bar del centro, che avevi incontrato a concerti o feste. Sapevo come lo chiamavano tutti, non il suo nome per esempio. Qualche amicizia in comune. Una persona gentile e intelligente. Magari c'era sotto un problema di dipendenza dall'alcol. Cosa che dalle nostre parti troppo spesso non viene davvero compresa come un problema come è per la tossicodipendenza. Magari depressione o solitudine, non posso dirlo. Colpisce però che in una piccola città dove ci conosciamo tutti nessuno avesse colto in tempo la disperazione, che non siamo riusciti a provare a dargli una mano. Magari non voleva, magari sarebbe stato inutile perché aveva deciso di farla finita. Ma ti rimane quella terribile sensazione che è un attimo finire nel cono d'ombra, che è un attimo perdersi, che è un attimo diventare invisibili. E non va bene».
Elena Filini Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino