​Gli amici piangono Massimo Borsato: «Ciao Maki, ora sei libero»

Domenica 20 Ottobre 2019 di Elena Filini
Gli amici piangono Massimo Borsato: «Ciao Maki, ora sei libero»
TREVISO «Mi piace ricordarti così, scherzando nel luogo che più di tutti era casa tua, il palcoscenico, con quel tuo sorriso divertito mentre giocavamo con le nostre marionette. E il video dove hai insegnato al mio Lorenzo a calare la sua prima corda? Ci sono delle cose che rimangono per sempre. La morte è solo un tramite per andare in un'altra dimensione, come il binario 9 e 3/4. Buon viaggio, sarai sicuramente in una graticcia più grande e spaziosa, però ci hai veramente fatto un brutto scherzo». Quella foto è rimasta appena da tantissimi anni sul suo frigorifero. Ed è ancora lì. Se l'è fatta girare da sua moglie Laura il pianista Federico Brunello: «Sono a Pechino per lavoro, questa notizia mi ha davvero sconvolto», conferma. Avevano lavorato insieme a tante produzioni, tra cui quella del Don Giovanni di Eugenio Monti Colla.  Le parole di Brunello sono la voce di un teatro in cui Massimo Borsato ha lavorato per vent'anni. Di un luogo che conosceva benissimo, in cui aveva imparato molte e cose. E dove tutti gli volevano bene per quello che era, con le sue fragilità. Il silenzio ieri al Teatro Mario del Monaco, era pesante. Si era da poco diffusa la notizia che l'uomo rinvenuto alle 11 in una stanza dell'Hotel Treviso era proprio Maki Massimo Borsato, 47 anni, figlio del sarto Paolo e nipote dello stilista Mario Borsato. Anche l'amica che lo aveva ospitato nell'ultima settimana era senza parole: non aveva colto che la ferita fosse così profonda. «Ciao Maki. Ovunque tu sia che tu sia libero davvero, come hai sempre voluto. Cuore gentile, amico - scrive un'altra collega del gruppo sarte del Del Monaco - non è importante contare quante volte ci siamo visti, salutati e abbracciati, ma che tu sia nel cuore di chi ti ha voluto bene». 
 
GLI AMICIIl dolore della piazza è il dolore dei coetanei. Anche Ivan Trevisin lo conosceva bene, e spesso ne condivideva le confidenze al bar: «Ne avevamo parlato scherzandoci sopra centinaia di volte soffermandoci su dettagli assurdi, ti pago da bere di ritorno da un viaggio e tu che fai: te ne voli via per sempre! Vola libero tra i tuoi mille discorsoni». Giovanna Donini, Ricky Bizzarro, Carlo Miani: sono davvero in tanti a inviare un saluto a Massimo Borsato. Dopo un matrimonio con una designer portoghese conosciuta a Fabrica e il trasferimento in terra lusitana, Massimo era rientrato in città. Gli amici stretti hanno rivelato le preoccupazioni delle ultime settimane: ansie lavorative e l'attesa di un referto medico che lo impensieriva. Oggi è il giorno dei saluti e dei ricordi. Ma anche di qualche riflessione: «Per me - commenta Nicola Atalmi - era una conoscenza magari solo superficiale. Uno di quei volti che conosci da sempre. Una di quelle persone con cui scambiavi qualche battuta nei bar del centro, che avevi incontrato a concerti o feste. Sapevo come lo chiamavano tutti, non il suo nome per esempio. Qualche amicizia in comune. Una persona gentile e intelligente. Magari c'era sotto un problema di dipendenza dall'alcol. Cosa che dalle nostre parti troppo spesso non viene davvero compresa come un problema come è per la tossicodipendenza. Magari depressione o solitudine, non posso dirlo. Colpisce però che in una piccola città dove ci conosciamo tutti nessuno avesse colto in tempo la disperazione, che non siamo riusciti a provare a dargli una mano. Magari non voleva, magari sarebbe stato inutile perché aveva deciso di farla finita. Ma ti rimane quella terribile sensazione che è un attimo finire nel cono d'ombra, che è un attimo perdersi, che è un attimo diventare invisibili. E non va bene». 
Elena Filini 
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