La accoltellò, adesso è libero per errore. L'ira di Marta: «Noi vittime mai tutelate»

Gli amici che sostenevano Marta dopo l'aggressione
MOGLIANO VENETO - Sapere che il suo aggressore è già libero, per un errore giudiziario, è stato come ricevere un’altra coltellata. La ventiquattresima,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

MOGLIANO VENETO - Sapere che il suo aggressore è già libero, per un errore giudiziario, è stato come ricevere un’altra coltellata. La ventiquattresima, dopo che a marzo dello scorso anno quell’adolescente l’aveva sorpresa alle spalle nella campagna di Mogliano Veneto mentre stava facendo jogging, e l’aveva ridotta in fin di vita. Una rapina finita nel sangue, il folle gesto di un 16enne che cercava qualche soldo «per comprarsi il fumo», cioè la marijuana che consumava con gli amici, «anche al ritmo di nove canne al giorno». «Sono avvilita e destabilizzata. Ho saputo casualmente della scarcerazione del ragazzo e del suo rientro a casa - racconta Marta Novello, la studentessa moglianese di 27 anni -. Ho avuto paura di trovarmelo di fronte, proprio adesso che sto cercando di tornare a una vita normale. Noi vittime non siamo tutelate abbastanza».

 

PASTICCIO

A sedici mesi dalla brutale aggressione, l’adolescente è a piede libero. Nonostante la condanna a 6 anni e 8 mesi di carcere per tentato omicidio inflitta dal Tribunale per i minori di Venezia, poi scesa a 5 anni in Appello e nonostante il giudice lo avesse ritenuto socialmente pericoloso. Tutto per un pasticcio giudiziario: una notifica che riportava la data del 20 settembre anziché del 20 luglio come termine ultimo entro cui comunicare al destinatario il trasferimento dal carcere a una comunità di recupero. Ma il provvedimento, emesso dal giudice del Tribunale dei minori di Venezia, su richiesta della Procura, non gli è stato notificato prima della scarcerazione. Del resto, visto che la data indicata - erroneamente - era settembre - non c’era fretta. Così il 21 luglio l’aggressore-ragazzino è stato scarcerato a Napoli per scadenza dei termini massimi di custodia cautelare in carcere ed è quindi tornato in libertà. Ora si troverebbe a Londra con la madre, che lavora lì come cuoca. Il tutto entro i confini della legalità: nel suo allontanamento infatti non c’è nulla di illecito, visti i termini di custodia scaduti e in assenza di un ordine del giudice.

«ERRORE INAMMISSIBILE»

«Errori burocratici o di disattenzione di questo tipo sono inammissibili e incomprensibili, specialmente quando si tratta della sicurezza di una persona e di un’intera comunità», commenta indignata Marta, sentendosi parte delle migliaia di donne a cui non viene garantita un’adeguata sicurezza. «Il mio pensiero è andato a tutte quelle donne che avevano già denunciato il loro aggressore, magari ottenendone anche la condanna dopo un lungo e doloroso iter giudiziario senza che questo impedisse allo stesso di commettere successivamente ulteriori atti di violenza o perfino di macchiarsi del loro omicidio - spiega la giovane per il tramite del suo avvocato Alberto Barbaro -. E ciò per l’inefficacia delle misure pensate per tutelare la sicurezza delle vittime». Per Marta e per la sua famiglia sono stati giorni di grande preoccupazione. Non appena si è diffusa la notizia della scarcerazione dell’aggressore, le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli nei pressi della loro casa di Mogliano. Il timore era che il minorenne potesse tentare di avvicinarsi alla giovane.

VITTIME NON TUTELATE

«È stato destabilizzante e sconfortante ricevere questa notizia - prosegue la studentessa -. Il peso psicologico che ne deriva è immane e grava su un percorso lungo, difficile, faticoso e costoso, attraverso il quale sto cercando di tornare a uno stile di vita normale dopo la violenza che ho subìto». La strada per lasciarsi alle spalle quel brutale episodio è tutta in salita. E il pasticcio giudiziario di adesso è un ostacolo ulteriore: «Percepisco una scarsa attenzione alle esigenze di sicurezza di noi vittime da parte degli uffici preposti - conclude Marta -, nonostante l’esistenza di una sentenza di secondo grado che ha confermato la pericolosità del ragazzo, già dichiarata nella sentenza di primo grado». Il legale del ragazzino, Matteo Scussat, pur «non confermando e non smentendo quanto accaduto» lascia intendere che c’erano tutti gli strumenti per rendere efficace il dispositivo appena il 16enne è uscito di prigione. Tanto più che lui steso da più di un anno chiedeva di sapere in quale comunità sarebbe stato collocato l’adolescente. «Lo Stato riuscirà a riportare in Italia l’aggressore affinché sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo?», si chiede indignato il legale della vittima. 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino