Una sfida sulla proprietà, ma più a monte, è il caso di dire, c'è l'essenza di questa proprietà. La Marmolada, la Regina delle Dolomiti,...
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«La riunione del consiglio regionale a 3.000 metri è stato un evento eccezionale dal punto di vista logistico - commenta il geologo ed esperto in ghiacciai Franco Secchieri - per discutere del posizionamento del confine tra Veneto e Trentino. Era presente, anche se avvolto dal silenzio che solo la montagna sa evocare, un invitato di ghiaccio. Il ghiacciaio, appunto. Purtroppo il cambiamento del clima sta infierendo in maniera drammatica su
quest'ultimo, sempre più accelerata quanto più la superficie e il volume della massa gelata si riducono».
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È da alcuni decenni che la situazione sta precipitando. «Il ritiro del ghiacciaio della Marmolada, come gli altri, è iniziato negli anni 80, in quella che appare una lenta agonia», commenta Secchieri, che ricorda come in quegli anni la Regione avesse avviato le campagne annuali in collaborazione con il Comitato glaciologico, con osservazioni e misure su tutti i ghiacciai dolomitici, creandone il Catasto. «Individuammo oltre 80 siti glaciogeni, adatti all'accumulo e conservazione della neve, il nevato che diventa ghiacciaio.
Senza entrare nei risvolti mondiali dello scioglimento del ghiaccio dei poli nonché del permafrost (con la liberazione del metano imprigionato che aumenterà il calore sulla terra oltre a far scendere il terreno), l'innalzamento dei mari e l'allagamento delle coste, nonché la mancanza delle grandi aree gelate che riflettono la luce solare evitando il surriscaldamento della terra che poi scalda l'aria, Secchieri sottolinea che «non può bastare quel po' di neve in più caduta lo scorso inverno a risolvere il problema del ritiro dei ghiacciai alpini. C'è un deficit di massa (differenza tra neve caduta e ghiaccio meno la neve persa per fusione), in quanto sulle superfici gelate non è rimasta traccia del manto nevoso invernale e anche il nevato degli anni precedenti si è ridotto».
LE RIPERCUSSIONIIl geologo conclude che «la riduzione dei ghiacciai non comporta solo la modifica del paesaggio, ma ha ripercussioni su altre componenti ambientali a cominciare dalla diminuzione della riserva idrica. La criosfera dolomitica si sta esaurendo, l'altezza delle nevi permanenti si è alzata a tal punto che la maggior parte delle montagne si trova al di sotto di tale quota, così nei siti più favorevoli, la neve invernale non si conserva più. Non è possibile fare previsioni su come evolverà la tendenza in futuro, ma se rimanesse così, sparirebbero tutte le masse gelate a partire da quelle dolomitiche. Il ghiacciaio della Marmolada, durante la seduta del consiglio regionale, sicuramente non ha parlato, ma credo che nel suo silenzio si sia potuta cogliere la disperazione della montagna per una perdita così importante per il suo futuro». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino