SEDICO - C’era anche un sedicense, Mario Tibolla, classe 1921, a bordo dell’incrociatore leggero "Giovanni Delle Bande Nere" che fu affondato nel 1942 e che...
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L'AZIONE
Il Giovanni Delle Bande Nere colpì con un proiettile da 152 millimetri l’incrociatore britannico Cleopatra causando 15 morti e diversi danni. Il mattino del primo aprile 1942 la nave lasciò Messina diretta a La Spezia. Era scortata dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra. Alle 9 del mattino, a undici miglia da Stromboli, le tre navi vennero intercettate da un sommergibile britannico, l’Urge. Un suo siluro spezzò in due lo scafo dell’incrociatore che affondò trascinando con sé quasi 400 uomini, il numero esatto delle vittime non è mai stato reso noto ufficialmente. Secondo alcuni, sarebbe sopravvissuto un solo marinaio, il fuochista ausiliario Gino Fabbri. II relitto dell’incrociatore è stato ritrovato dal cacciamine Vieste della Marina Militare italiana in questi giorni. Il relitto si trova a circa 1600 metri sotto l’acqua, a circa 11 miglia nautiche a sud del vulcano attivo Stromboli in una posizione che è stata definita compatibile con quella del suo affondamento. La nota ufficiale della Marina militare ha spiegato che “l’incrociatore era in trasferimento da Messina a La Spezia, per effettuare alcune riparazioni in arsenale scortato dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra”. Lungo 169,3 metri, l’incrociatore aveva un dislocamento di 6.950 tonnellate a pieno carico. L’apparato di propulsione era composto da sei caldaie Ansaldo. Queste alimentavano due turbine per una potenza totale di 95mila cavalli vapore che gli consentivano di raggiungere una velocità massima di 36 nodi. L’armamento dell’incrociatore era composto da otto cannoni da 152/53, da sei cannoni da 100/47 per la difesa anti aerea e anti silurante e da due mitragliere da 40/39. La nave era dotata anche di otto mitragliere 13,2 mm e 4 tubi lanciasiluri da 533 mm. Inoltre imbarcava due ricognitori aerei Imam Ro 43, che lanciava grazie alla catapulta installata sulla prora. L’equipaggio era composto da 507 uomini. Di questi, stando alle più attendibili fonti, solo uno fu salvato dai soccorritori. L’affondamento dell’incrociatore, infatti, fu rapidissimo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino