Marin Sanudo (1466-1536) storico e cronista Trentasette anni di vita veneziana, raccolti minuziosamente, quasi giorno per...
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Trentasette anni di vita veneziana, raccolti minuziosamente, quasi giorno per giorno, in cinquantotto volumi composti di scrittura minuta e regolare. Quella che in genere si definisce metaforicamente “l'opera di una intera esistenza” nel caso di Marin Sanudo è una serie infinita di libri scritti a mano che sono oggi un patrimonio indispensabile per entrare letteralmente nel quotidiano del periodo in cui visse, a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento: più precisamente si tratta del racconto minuzioso di eventi degni di nota o di quanto accaduto a diversi personaggi – che non esitò a nominare – tanto a Venezia quanto in altre città del Mediterraneo, tra il 1496 e il 1533. Eppure, a tanta gloria postuma (non esiste studioso della città che non si sia imbattuto in una qualche trascrizione dei “Diarii”) non corrispose in vita altrettanto riconoscimento, e anzi Sanudo finì per essere sopravanzato da altri storici suoi contemporanei, nella scrittura della storia ufficiale della Serenissima. Accadde per esempio quando lo storico e umanista Andrea Navagero fu incaricato dal Senato di redigere la storia di Venezia, e non si degnò nemmeno di interpellarlo. Alla sua morte, nel 1529, gli successe nella scrittura dell'opera Pietro Bembo.
La prima delusione cocente lo aveva colto però qualche anno prima, nel 1516, quando non riuscì ad essere rieletto in Senato dopo aver contribuito ad affossare una proposta di legge che prevedeva di offrire le nomine al maggior offerente. Si vivevano anni turbolenti. Le guerre condotte contro la potentissima Lega di Cambrai avevano contribuito al dilagare della corruzione, pur di rimpinguare le casse dello Stato. Marin Sanudo stesso era stato molto impegnato per la Repubblica in varie missioni, recuperando tasse nella varie città per finanziarne le difese: Mestre, Treviso, Chioggia, Legnaro, Padova. Il dispiacere per la sua mancata rielezione riempie una pagina intera del suo diario, il 23 aprile 1516. Sanudo era nato il 22 maggio 1466 nella parrocchia di San Giacomo dell'Orio, dal secondo matrimonio del senatore Leonardo Sanudo e Letizia Venier. Fu conosciuto in vita come “il giovane”, per distinguerlo da un antenato con lo stesso nome (detto poi “il vecchio”), celebre viaggiatore e geografo.
Aveva otto anni quando il padre morì mentre era a Roma in qualità di oratore della Repubblica, e lui, la sorella Sanuta e il fratello Leonardo – ancora in grembo della madre – furono cresciuti dalla mamma e dagli zii. Fu uno zio influenze anzi, Francesco Sanudo, a salvare la casa di famiglia da un tracollo finanziario causato da Alvise, uno dei figli del primo matrimonio del padre. Le finanze di Sanudo non furono mai floride. Si risollevarono parzialmente in occasione del matrimonio – avvenuto a quasi quarant'anni, nel 1505 – con Cecilia Priuli, vedova di Girolamo Barbarigo, che gli portò una dote di 5500 ducati.
Non ebbero nessun figlio (la donna morì tre anni più tardi); in compenso Marin Sanudo ebbe due figlie illegittime, Candiana e Bianca.
Il Gazzettino