Marianna manca da casa dal 2013 Il papà: «Ricerche poco tempestive»

Francesco Cendron e la giovane Marianna, scomparsa
PAESE - Sono ancora troppi i casi di persone scomparse, in Italia e nel Triveneto, rimasti irrisolti e quindi, per il momento, senza soluzione. Troppi i familiari dei "missing"...

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PAESE - Sono ancora troppi i casi di persone scomparse, in Italia e nel Triveneto, rimasti irrisolti e quindi, per il momento, senza soluzione. Troppi i familiari dei "missing" che continuano a bussare alle porte delle istituzioni, senza stancarsi di cercare le risposte che potrebbero finalmente mettere fine all'angoscia che li accompagna quotidianamente.




Tra i tanti, non perdono la speranza i genitori di Marianna Cendron, la ventenne di Paese svanita nel nulla il 27 febbraio 2013 dopo una serata di lavoro al ristorante dove faceva la cuoca. Una scomparsa della quale i genitori della ragazza non si rassegnano, denunciando la poca tempestività nell'avvio delle operazioni e la sostanziale inefficacia del sistema di ricerche italiano.



La videointervista





«Mia figlia - racconta Pierfrancesco Cendron, padre di Marianna, intervenuto a Bassano al convegno sulle persone scomoparse nel Veneto - era una ragazzina adottata e, purtroppo, malata, ma che aveva trovato il significato della sua vita nel fare la cuoca. Nelle sua malattia finché era minorenne siamo riusciti ad aiutarla a curarsi, da maggiorenne ha invece rifiutato il nostro supporto e si è allontanata da casa. Dopo venti giorni da questo allontanamento è uscita da lavoro e da lì se ne sono perse le tracce. Da parte delle autorità - denuncia - c'è sempre stato un rifiuto nella collaborazione tempestiva perché si tende a classificare ogni storia come allontanamento volontario, invece bisognerebbe valutare bene chi è la persona scomparsa».



Una prassi durata decenni quella di avviare le ricerche degli scomparsi solo dopo quarantotto ore dal raccoglimento della denuncia, e superata solo con la legge 203 del 2012. È una norma ora, dunque, a stabilire che l'azione debba essere tempestiva per aumentare le possibilità di esito positivo proprio nelle prime ore dalla scomparsa, cruciali per un eventuale esito positivo della vicenda.



«Abbiamo incontrato Penelope - precisa Pierfrancesco - diverso tempo dopo la scomparsa, poiché all'inizio tra di essa e la trasmissione che ci seguiva c'era qualche attrito interno. L'associazione riesce a fornire un aiuto davvero concreto nel ritrovare gli scomparsi e, spesso, muoversi in autonomia e tempestivamente conduce a risultati migliori rispetto ai canali ufficiali. Dispiace dirlo, ma molte volte lavorare in rete tra noi associati ha risolto più di qualche situazione nel giro di poche ore o, al massimo, qualche giorno». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino