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VENEZIA - Quando arriva a Venezia Maria Callas è tutt'altro che una divina. Ha ventiquattro anni, non veste alla moda, è appena sbarcata da New York e ha avuto un debutto, a Verona in Gioconda, di fronte a cui non si grida al miracolo. Ma la bellezza della città, quel suo essere insieme porta d'Oriente e di mare la conquista subito. E Venezia si rivelerà- per la giovane Maria Callas- un città fatale, pronta a regalarle fama e amore. È a Venezia che, nell'estate del 1947, Giovan Battista Meneghini, industriale del laterizio con una passione per l'opera, accompagna la giovane cantante americana di origini greche con cui si appresta ad allacciare una liaison. E' a Venezia che Tullio Serafin porta la Callas per alcuni dei suoi più importanti debutti. La Fenice le dà infatti in 7 anni la possibilità di cantare i suoi ruoli principali. Ed è infine a Venezia che una Callas all'apice del successo, trasformata in modo evidente anche sotto il profilo fisico, incontrerà Aristotele Onassis ad un party dato dalla columnist americana (e appassionata di musica) Elsa Maxwell al Danieli. Maria Callas, in una conversazione con Anita Pensotti uscita su Oggi (I miei primi trent'anni) racconta in prima persona gli esordi veneziani. «Dopo le recite di gioconda all'Arena di Verona mi illudevo che avrei ottenuto molte scritture. Intanto la Scala mi aveva chiesto (grazie a Meneghin che si era procurato una lettera di presentazione da parte di Guarnieri ndr) un'audizione». Labroca, direttore artistico del Teatro, spiega alla giovane Callas che la sua voce ha troppi difetti e le chiede di correggerli. «Aspettai un mese, due mesi inutilmente (quante lacrime sulle spalle di Titta); poi il buon Dio volle aiutarmi. Un giorno il maestro Serafin decise di mettere in scena il Tristano alla Fenice di Venezia e per la parte di Isotta pensò alla giovane cantante americana che aveva diretto in Gioconda a Verona». Dà l'incarico di rintracciarla al sovrintendente Nino Cattozzo ma per un'errata comunicazione la proposta non arriva mai a Maria Callas. È un caso che, davanti all'ufficio di un agente a Milano, Maria ritrovi proprio il Sovrintendente di Venezia. «Cattozzo mi disse anche che Serafin sarebbe venuto a Milano il giorno seguente per l'audizione e mi chiese se conoscessi il Tristano. Per il timore di perdere la probabile scrittura risposi senza esitare di sì». La prova andò bene e Serafin si congratulò. «Ma io non potei trattenermi dal confessargli la verità, e cioè che, de Tristano, avevo imparato molto tempo prima solo un po' del primo atto. Serafin non si spaventò; mi propose di recarmi a Roma per un mese, a studiare con lui l'opera. Così feci, e firmai un contratto per la Fenice che comprendeva anche Turandot. Il cachet era salito a cinquantamila per recita!». Il 1949 è l'anno che consacra la Callas soprano drammatico d'agilità. A gennaio è alla Fenice ancora alle prese con Wagner: questa volta protagonista de La Walkiria diretta sempre da Tullio Serafin.
LA SFIDA DEI PURITANI
Margherita Carosio, proprio in quei giorni si ammala ed è in forse la prima de I Puritani. «È inutile continuare a cercare: non si troverà nessuno disposto a mettere in gioco la propria carriera per quest'opera.
LE FESTE AL DANIELI
Nel 1959, in primavera, sempre al Danieli sarà Wally Toscanini a dare una festa: Maria Callas ritrova Onassis che la invita sempre più pressantemente a trascorrere l'estate sul Christina, il panfilo di proprietà dell'armatore greco. Il 16 luglio arriva un'ultima telefonata: Callas e Meneghini accettano e il 21 sono a Montecarlo. Nemmeno tre settimane e Maria romperà il matrimonio con Meneghini, inizierà un allontanamento lento ma progressivo dalle scene e si consegnerà (non senza dolori e umiliazioni) al rapporto con Onassis. È qui che Elsa Maxwell, avendo capito il gioco della Callas, si decide a scriverle un'ultima lettera (mantenendo però sempre integra la sua amicizia e il suo appoggio). «Cara Maria, ti scrivo solo per augurare a te e a Battista uno splendido viaggio a bordo del meraviglioso yacht, con quel meraviglioso e intelligente padrone di casa che è Ari. Di fatto tu sostituirai la Garbo, ormai troppo vecchia, sul Christina. La Garbo non mi è mai piaciuta, e ho amato te. Non sono più gelosa. Non provo più amarezza. Nemmeno voglio più vederti. Il mondo dirà, e in verità lo sta già dicendo, che tu hai solo voluto usarmi. Questo lo nego categoricamente. Il poco che ho fatto, l'ho fatto con gli occhi bene aperti e con il cuore e l'anima. Tu sei già grande, e diventerai ancora più grande...».
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